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Il ministro della Cultura Sangiuliano vuole il Pantheon a pagamento

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano vuole riuscire laddove il suo predecessore Franceschini aveva fallito: mettere l’ingresso a pagamento al Pantheon. L’idea di un biglietto per l’accesso al monumento, il più visitato in Italia con 9 milioni di presenze nel 2019 oggi gratuito, fa discutere da anni.
A cura di Valerio Renzi
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Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano vuole mettere un biglietto d'ingresso per il Pantheon, il monumento nel centro di Roma che ad oggi è gratuito, nella speranza di riuscire dove il suo predecessore Dario Franceschini ha fallito. “Si pensi che il sito statale più visitato, con 9 milioni 330 mila visitatori nel 2019, non è un museo a pagamento, ma il Pantheon, tuttora ad ingresso gratuito. Un accordo del 2016 con la Diocesi di Roma aveva previsto l’introduzione di un biglietto d’ingresso di soli due euro, nel pieno rispetto delle funzioni di culto del luogo, che da 1.400 anni è anche una chiesa: quell’accordo, che avrebbe potuto portare risorse preziose per il restauro di questo e di altri monumenti, non è mai stato attuato. e potrebbe essere attuato”. Queste le parole del ministro ascoltato in audizione dalla commissioni cultura di Camera e Senato, dove ha presentato le linee programmatiche del proprio mandato.

Lo ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in audizione davanti alle commissioni congiunta cultura della Camera e del Senato, presentando le linee programmatiche del suo dicastero. Come ricordato non è la prima volta che un ministro della Cultura vuole far pagare un biglietto d'ingresso al monumento del centro di Roma, un luogo unico per la stratificazione che ci si può leggere e per la sua architettura. L'allora ministro Dario Franceschini nel 2017 aveva annunciato che l'ingresso sarebbe costato 2 euro, dopo aver raggiunto un accordo con il Vaticano.

Una scelta che aveva vista la ferma opposizione del Campidoglio, dell'allora sindaca Virginia Raggi e dell'assessore alla Cultura Luca Bergamo. L'anno successivo Alberto Bonisoli, succeduto a Franceschini alla guida del ministero per la parentesi del governo gialloverde, fa marcia indietro. Quando Franceschini torna al Mibact però accantona l'idea, che oggi con il governo Meloni torna all'ordine del giorno.

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