Il messaggio della coppia gay aggredita a Capodanno: “Nessuno dovrebbe avere paura di amare”
"Dovevamo andare a cena a casa di un amico a Centocelle. Siamo usciti di casa verso le 21.30 e siamo andati a prendere la metro a Malatesta e mentre parlavamo abbiamo sentito questi ragazzi su un balcone al primo piano che ci insultavano: ‘froci di merda, fammi un pompino'. Noi li abbiamo ignorati, anche perché abbiamo visto che erano ragazzini e abbiamo deciso di lasciare stare". Inizia così il racconto di Matteo e Stephano, i due ragazzi aggrediti la notte di Capodanno da un gruppo di dieci persone solo perché si stavano tenendo per mano. Quella che avrebbe dovuto essere una sera di festa si è presto trasformata per la coppia in una violenta aggressione omofoba durata tra i dieci e i quindici minuti. Per quel pestaggio, Stephano ha riportato un trauma cranico, un naso rotto e lividi su tutto il corpo. "Avevo paura mi colpissero forte alla testa – ci racconta – e a quel punto non mi sarei alzato più da terra".
Quando per la prima volta Stephano e Matteo passano sotto quel palazzo, in zona Malatesta, ignorano quei ragazzi. E le cose ‘filano lisce'. Ma c'è poi il momento del rientro a casa: e la strada che devono fare, per arrivare al loro appartamento, è la stessa. "Rivediamo lo stesso gruppo sul balcone, che rinizia a urlare: ‘froci di merda, quello col cappello è più frocio' ricchioni'. Fino a che uno di loro, quello più agitato, che sembrava un po' il capetto, ha cominciato a urlare ‘annamoje a menà!'. Sono scesi in fretta: un nostro amico è riuscito a scappare e a nascondersi dietro una macchina. Sono riusciti a prendere me, erano dieci e non ho potuto fare nulla. Mi hanno preso a calci, pugni, graffi, mi hanno sputato, urlato ‘frocio di merda, è questo che ti piace'. Al primo calcio sul naso non ci ho capito più nulla, cercavo di coprirmi la testa per evitare la colpissero, altrimenti non mi sarei più alzato da terra".
Matteo ha cercato di difendere Stephano, che più di tutti ha subito la furia di quelle dieci persone. In due/tre si sono poi accaniti su di lui, ma si sono fermati quando lui ha preso il cellulare e ha cominciato a riprendere la scena. "Ho urlato che stavo filmando tutto e avrei mostrato il video alla polizia – spiega – mi hanno accerchiato e detto ‘se non cancelli il video ti ammazziamo‘. Ho dovuto eliminarlo davanti a loro sia dalla galleria sia dal cestino, quindi adesso non si può più recuperare".
Matteo ha chiamato il 112 chiedendo aiuto. "Non c'erano pattuglie né di carabinieri né di polizia disponibili – spiega – mi sono arrabbiato con la centralinista e abbiamo cominciato a litigare tanto che – vi faccio ridere – ha minacciato di mandare a me i carabinieri perché lei era una pubblico ufficiale e la stava offendendo. Non mandava una pattuglia perché c'era un ragazzo pieno di sangue. A quel punto l'ho insultata apposta così almeno avrebbe mandato i carabinieri, ma mi ha attaccato in faccia. Siamo andati all'ospedale a piedi, ringraziamo i medici che sono stati degli angeli, ci hanno accolti e tranquillizzati".
Sthphano ha riportato un trauma cranico e una frattura al naso, oltre a diverse contusioni, e ha ricevuto una prognosi di venticinque giorni. "Quello che abbiamo passato noi non lo deve passare più nessuno. Che le generazioni future possano vivere in tranquillità, e non avere paura di uscire vestite in un certo modo e amare una persona. Non meritiamo di avere paura per strada. Prendere per mano la persona che ami non è sbagliato. Guariremo dall'aggressione fisica, ma adesso sarà difficile uscire di casa e non avere paura. La gente non deve pensare che amare come amiamo noi è sbagliato. Siamo esseri umani e non meritiamo di essere trattati così. Abbiamo deciso di metterci la faccia perché questo terrore deve finire. Devo essere l'ultimo a venire picchiato. Se facciamo questo non è solo per noi. Ma per te. Per tutti".
Intervista di Simona Berterame