Il medico no-vax di Pippo Franco si difende dall’accusa di Green Pass falsi: “Colpa degli hacker”
Il medico no-vax del comico Pippo Franco, Alessandro Aveni è libero ma non potrà esercitare la professione per un anno. Questa come riporta Il Corriere della Sera è la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame per il dottore, che si trovava agli arresti domiciliari, accusato di falso, per aver rilasciato Green Pass non validi. Aveni, assistito dal suo avvocato difensore Salvatore Volpe, ha ribadito di essere innocente. Nell'inchiesta condotta dal pubblico ministero Alessandra Fini oltre ad Aveni a risultare indagati sono Pippo Franco, con sua moglie e suo figlio e il medico legale Antonio De Luca, insieme alla sua famiglia. Tutti sono accusati di falso ideologico, per essersi procurati dei finti Green Pass per poter accedere a tutte le attività che nei mesi scorsi erano concesse solo con la certificazione verde ottenuta con la somministrazione, senza però aver fatto il vaccino, come l'accesso a mezzi di trasporto, locali pubblici e privati.
La colpa delle irregolarità sarebbe degli hacker
Nei confronti del medico no-vax Alessandro Aveni l'accusa è quella di essersi accordato con alcuni suoi pazienti, tra i quali figurano personaggi dello spettacolo con le proprie famiglie, per erogare certificati vaccinali contro il Covid-19 falsi senza in realtà aver ricevuto le somministrazioni. Il medico davanti ai giudici ha replicato alle accuse rivolte contro di lui, dichiarando di aver effettuato regolarmente tutte le vaccinazioni e che la mancata registrazione sul portale della Regione è dovuta al sistema fuori uso. La responsabilità per eventuali irregolarità sarebbe dunque imputabile agli hacker che il 1 agosto scorso hanno manomesso il sito della Regione Lazio. Aveni avrebbe dichiarato inoltre falso e annunciato una possibile querela per calunnia a seguito di quanto raccontato dal magistrato in pensione Davide Iori, che ha spiegato di aver chiesto e ottenuto dal medico un finto Green Pass, senza di fatto aver ricevuto il vaccino.
L'inchiesta e il sequestro dei Nas
L'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma è partita con il sequestro dei carabinieri del Nucleo Antisofisticazione (Nas) di Green Pass falsi e l'ipotesi di reato di falso per le persone coinvolte. Aveni, medico di base e odontoiatra con lo studio nel quartiere Appio-Tuscolano avrebbe inserito all'interno del sistema regionale alcuni certificati di vaccinazione di pazienti che in realtà non hanno mai ricevuto l'iniezione. Avrebbe ricevuto in totale 20 fiale di vaccino per 120 dosi complessive, facendone in realtà figurare come iniettate addirittura 156 dosi (quelle in più sarebbero servite per i certificati contraffatti). In quel frangente l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato ha dichiarato: "Ci auguriamo che il medico possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Su queste questioni non si scherza e non possiamo tollerare che, per la presunta malafede di pochi, si pregiudichi l’operato della stragrande maggioranza della categoria professionale impegnata nel contrasto alla pandemia".