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Sparatoria a Fidene

Il marito di una delle donne uccise nella sparatoria: “Le avevo chiesto di non andare alla riunione”

“Non posso perdonare quell’uomo, non facciamolo passare per matto” parla il marito di una delle vittime della strage di Fidene, Sabina Sperandio. “Avevo chiesto a mia moglie di non andare alla riunione di condominio”.
A cura di Alessia Rabbai
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Il marito di Sabina Sperandio, una delle tre donne uccise nella sparatoria di Fidene, le aveva chiesto di non andare alla riunione di condominio di domenica mattina scorsa. Oggi pensa che se gli avesse dato retta, sua moglie sarebbe stata ancora con lui. Claudio D'Angelo è in lutto per la tragica e improvvisa scomparsa della consorte, ferita a morte da Claudio Campiti, il killer che ha sparato diversi colpi di pistola, facendo irruzione nel gazebo di un bar. D'Angelo la mattina in cui sono accaduti i drammatici fatti non voleva andare alla riunione di condominio e non ci è andato. Anche alla moglie, consigliera del consorzio Valleverde, aveva chiesto di fare lo stesso. Ma lei è andata. "Non meritava di essere ammazzata in quel modo" ha detto intervistato dalla Stampa. Ora chiede: "Non posso perdonare quell'uomo, non facciamolo passare per matto. Ha ucciso tre donne e avrebbe potuto fare molto di più".

"Con Campiti c'erano contenziosi, ma lei non si è tirata indietro"

Claudio D'Angelo ha raccontato che aveva già chiesto alla moglie di dimettersi dal ruolo di consigliera del consorzio che ricopriva, per i troppi problemi che questo ruolo le dava: "Tirava un'aria che non mi piaceva, con Campiti c'erano dei contenziosi, era meglio lasciar perdere. Ma mia moglie è andava avanti, aveva un forte senso del dovere e non si è tirata indietro".

Le vittime della sparatoria a Fidene

Nella sparatoria che si è consumata nel bar di Fidene domenica mattina scorsa tre sono le donne morte e quattro i feriti. Oltre alla settantunenne Sabina Sperandio, consigliera del consorzio, a perdere la vita sono state la cinquantenne originaria di Civitavecchia Nicoletta Golisano, revisore dei conti e amica della premier Giorgia Meloni, e la cinquantacinquenne di Ariccia Elisabetta Silenzi, segretaria contabile. È stata proprio quest'ultima a lanciarsi per prima sul killer nel tentativo di bloccarlo, che si è sacrificata per salvare la vita delle altre persone presenti. Campiti infatti si è voltato e le ha sparato.

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