video suggerito
video suggerito

Il lento declino di Roma, il confronto con le Capitali europee è impietoso: analisi di un disastro

Un report della Banca d’Italia e della Camera di Commercio di Roma racconta il lento declino economico di Roma, nel ventennio che va dal 2000 al 2019, alla vigilia della pandemia da Covid.
A cura di Enrico Tata
56 CONDIVISIONI
Immagine

Un report della Banca d'Italia e della Camera di Commercio di Roma racconta il lento declino economico della città. Un'analisi approfondita e per certi versi impietosa del ventennio che comincia nel 2000 e si conclude nel 2019, alla vigilia della pandemia da Covid.

La fotografia che emerge dal paper intitolato ‘L’economia di Roma negli anni duemila. Cambiamenti strutturali, mercato del lavoro, diseguaglianze' descrive la crisi della Capitale italiana. La sua economia ha avuto un andamento meno positivo rispetto alle altre Capitali europee e alle altre grandi città italiane. Il pil pro capite dei cittadini, inoltre, è cresciuto meno a Roma a causa di un andamento deludente della produttività. La crescita dell'occupazione e della popolazione, infatti, non è stata accompagnata da una crescita dell'economia. Anzi, i venti anni analizzati sono stati segnati dall'arretramento del settore pubblico, delle grandi imprese e in generale degli investimenti, sia pubblici che privati.

L'aumento dell'occupazione, inoltre, è dovuto soprattutto ai lavori meno qualificati e legati perlopiù al turismo (ristorazione, accoglienza, pulizie). Questo ha reso Roma meno attraente per i giovani laureati. In aumento quelli che decidono di lasciare la Capitale e in diminuzione quelli in arrivo.

Si legge nel rapporto:

"A fronte dell’arretramento del settore pubblico, delle grandi imprese e degli investimenti, si è assistito a una rapida crescita dell’occupazione nei servizi a bassa intensità di conoscenza, anche a causa del forte incremento dei flussi turistici. Ne è derivata una sensibile riduzione della specializzazione nei servizi ad alta intensità di conoscenza e una forte espansione delle occupazioni meno qualificate".

Nonostante questo, Roma presenta ancora alcune attrattive: il ruolo ancora centrale dei servizi ad alta intensità di conoscenza e l’alto grado di internazionalizzazione di quelli per le aziende, il peso rilevante dei lavoratori con istruzione superiore, un elevato tasso di natalità delle imprese e un notevole peso della ricerca pubblica.

Il confronto con le altri capitali europee

È nel confronto con le altre capitali europee che Roma mostra i risultati più deludenti: il peso economico della nostra Capitale risulta infatti meno importante rispetto alle altre città. Nel 2018, mette in evidenza il rapporto, il PIL rappresentava il 9,3 per cento del totale nazionale, una quota superiore solo a quella di Berlino (6 per cento del PIL della Germania) e di gran lunga inferiore a quella delle altre capitali, come Atene (oltre il 45 per cento), Parigi (31,5 per cento), Londra (28) e Madrid.

Immagine

In larga misura, spiega il report,

"ciò riflette le caratteristiche del nostro Paese, strutturato su un policentrismo urbano distante dal prevalente e più diffuso monocentrismo degli altri paesi europei, nei quali si sono affermate poche ma più ampie aree di agglomerazione urbana. Nel periodo 2001-18 le capitali europee hanno acquisito un maggior peso economico (nel complesso aumentato di 2 punti percentuali, al 32 per cento in termini di PIL), mentre le quote di Roma e di Berlino sono rimaste pressoché costanti".

Nella Capitale italiana è in calo anche il Pil pro capite:

"Nel 2001 nell’area metropolitana di Roma il PIL pro capite a prezzi costanti, di fonte OCSE, pari a circa 55.000 dollari, era superiore a quello di Berlino, Madrid e Atene, e di poco inferiore a quello di Parigi. Nell’arco di quasi un ventennio, fino al 2018, il PIL pro capite di Roma è diminuito dell’11 per cento. Al calo di Roma si è contrapposta la crescita registrata nelle altre capitali (fig. 1.2.b). Il divario positivo con Madrid si è così annullato, quello con Berlino si è fortemente ridimensionato".

Immagine

Rispetto alle altre città, questa la conclusione del rapporto, Roma

"ha registrato un’espansione del livello di attività economica di molto inferiore alla crescita del numero di occupati. Ne è scaturita una dinamica della produttività insoddisfacente. Vi hanno contribuito vari fattori, tra i più importanti ricordiamo il calo degli investimenti pubblici, dovuto in larga misura al consolidamento fiscale attuato a tutti i livelli di governo; l’espansione dei servizi a più bassa intensità di conoscenza, in parte trainati dall’espansione del turismo, insieme a quella dei lavoratori laureati impiegati in occupazioni poco qualificate (overeducation); il calo degli investimenti privati registrato nella seconda parte del periodo esaminato; la performance deludente delle imprese di grande dimensione, soprattutto quelle partecipate pubbliche. Tali cambiamenti strutturali si sono riflessi in una maggiore polarizzazione del mercato del lavoro e un aumento delle già marcate diseguaglianze dei redditi, che possono minare la coesione sociale e ostacolare ulteriormente l’azione pubblica".

Nonostante questo Roma mostra ancora diversi punti di forza. "I risultati dell’analisi mostrano quindi come negli ultimi due decenni Roma abbia sofferto più dell’intera nazione di una bassa crescita della produttività, ma anche come la capitale conservi un ampio potenziale in grado di rilanciarne lo sviluppo". Insomma: non tutto è perduto.

56 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views