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Covid 19

Nel Lazio più posti letto Covid: “Ma manca il personale, aumento reale è solo del 5%”

Il contagio corre e per rimanere un passo avanti al virus il Lazio sta aumentando i posti letto Covid di degenza e terapia intensiva. Ma il vero allarme ora potrebbero essere i medici: nonostante le assunzioni, tra stabilizzazioni, pensionamenti e carenze storiche di organico, l’aumento reale del personale medico in corsia è solo del 5%: troppo poco per far fronte all’emergenza.
A cura di Sarah Gainsforth
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La Regione Lazio tenta di stare un passo avanti ai contagi aumentando i posti letto. Nell’arco di questa settimana dovrebbero passare da 2.381 a 4.409 ordinari e da 531 a 901 in terapia intensiva, per un totale di 5.310 posti letto. Dati che non coincidono con quelli del Ministero della Salute. Secondo il Rapporto Covid19 a cura dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), i posti in area non critica sarebbero 6.223. I posti in terapia intensiva previsti sono invece 969 (contro i 901 annunciati dalla Regione), e quelli “attivabili” 253.

Nel Lazio la velocità di crescita dei casi positivi è in diminuzione dal 21 ottobre. Secondo Francesco Luchetta di ‘Coronavirus, dati e analisi scientifiche’, «il trend di crescita non è più esponenziale. Se la velocità di crescita dei casi conteggiati rallentasse per mancanza di tamponi, quella dei decessi dovrebbe comunque rimanere stabile (come sta avvenendo in Lombardia) ma se la velocità si smorza anche nel secondo indicatore, come è il caso del Lazio, questo è un forte indizio che il calo sia reale». Ma è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo e poter dire che la curva è stata piegata. Il dubbio deriva dalla disomogeneità dei sistemi di rilevamento dati e dall’esiguità del personale dei Dipartimenti di Prevenzione, e i conseguenti ritardi delle notifiche. Lo sostiene Francesco Palmeggiani, segretario regionale FP-CGIL Medici e Dirigenti del SSN di Roma e Lazio. «In ogni caso – sostiene Luchetta – dobbiamo ancora attendere per vedere gli effetti delle ultime misure adottate, ovvero l’istituzione della zona gialla».

Secondo l’Agenas le terapie intensive del Lazio sono sature al 21% (la soglia critica è il 30%), ma questo calcolo si basa sul numero di posti in terapia previsti (969 – ma con 255 ricoverati il tasso di saturazione di questi posti sarebbe del 26%) e non di quelli effettivamente realizzati – alla data dell’ultima ordinanza per l’aumento dei posti letto, firmata il 5 novembre, secondo la Regione Lazio i posti in terapia intensiva erano attivi erano 532. Ma poco importa: la situazione cambia ogni giorno con l’aumento dei ricoverati e l’aggiunta di nuovi posti. «Il punto è capire in quanto tempo si prevede di arrivare agli 8000 posti nazionali fissati come obiettivo: se questo obiettivo si raggiunge entro novembre o dicembre ha senso fare queste previsioni» spiega Giorgio Sestili, fisico, di ‘Coronavisrus, dati e analisi scientifiche’. Riusciremo a centrare l’obiettivo?

Il problema è la carenza di personale per i posti aggiuntivi: la Regione ha fatto sapere di aver assunto 6.495 medici, infermieri e altre figure, ma secondo Palmeggiani «non si tratta solo di assunzioni ex novo, dovendosi considerare in questo numero una quota consistente di stabilizzazioni». A questo vanno aggiunti i pensionamenti e gli effetti di Quota 100, così alla fine il nuovo personale davvero in corsia è molto basso. Secondo l’ultimo report Altems dell’Università Cattolica: l’incremento del personale medico è stato del 5%, e non risulta esserci personale in reclutamento con bandi aperti. Non solo: il rapporto tra anestetisti e rianimatori in ogni posto letto in terapia intensiva è diminuito con l’aumento dei posti letto, passando da 2,4 a 1,7.

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La Regione ha fatto ricorso al personale in pensione: sono 52 i medici che hanno risposto al bando straordinario per il reclutamento di medici in quiescenza indetto dalla La Regione Lazio, che ha annunciato anche il reclutamento di mille medici specializzandi. Sull’attuale carenza di personale pesano le scelte del passato: il taglio di 34.000 unità negli ultimi dieci anni, l’esternalizzazione, il blocco del turnover, Quota 100, e una programmazione errata per le borse di specializzazione.

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Così, per fronteggiare la seconda ondata, le Asl e le Aziende Ospedaliere stanno spostando «in maniera impropria» il personale medico nei reparti Covid, denuncia Cisl Medici Lazio. Palmeggiani conferma: «i medici vengono spostati in reparti che richiedono specializzazioni diverse, senza essere consultati». «Con 6.500 pensionamenti in due anni e mille operatori sanitari positivi al Covid, oltre alle carenze di organico prodotte in tutte le aziende sanitarie e ospedaliere nell’ultimo decennio, senza un piano straordinario di assunzioni la sanità del Lazio rischia di fermarsi» scrivono Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio –, che chiedono un incontro «urgentissimo» alla Regione Lazio, «anche per ridefinire le scelte relative allo spostamento delle attività specialistiche non Covid».

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