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Il Lago di Vico è rosso e inquinato, gli ambientalisti: “Ecosistema e salute a rischio”

ClientEarth e Lipu hanno avviato un’azione legale nei confronti della Regione Lazio, dell’Autorità per il Servizio Idrico e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola “per non aver adottato le necessarie misure per salvaguardare Lago di Vico dall’inquinamento”.
A cura di Alessia Rabbai
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Lago di Vico (Foto di Giuseppe Nascetti)
Lago di Vico (Foto di Giuseppe Nascetti)

Le acque del Lago di Vico in provincia di Viterbo si tingono di rosso, a causa delle alghe che lo colorano in alcuni periodi dell'anno. A finire sotto accusa sono i fertilizzanti usati per la coltivazione intensiva di nocciole, prodotto d'eccellenza del Viterbese, perché per le associazioni ambientaliste starebbero distruggendo l'ecosistema. Al tempo stesso l'acqua che arriva nei rubinetti delle abitazioni di alcuni Comuni che ci gravitano intorno e proviene proprio da lì non è più potabile.

A lanciare l'allarme sono le associazioni ambientaliste ClientEarth e Lipu, che attraverso un pool di avvocati hanno annunciato di aver avviato un’azione legale nei confronti della Regione Lazio, dell'Autorità per il Servizio Idrico e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola, spiegano, "per non aver adottato le necessarie misure per salvaguardare il sito naturale e salute dei cittadini, violando le normative nazionali ed europee" con la richiesta di mettere in atto misure concrete nella direzione della sua tutela.

Il meraviglioso Lago di Vico nascosto tra i boschi
Il meraviglioso Lago di Vico nascosto tra i boschi

"Alga rossa dannosa per il lago e per la salute umana"

Il territorio del Lago di Vico, che secondo una leggenda è nato dalla clava che l'eroe Ercole conficcò nel terreno, è caratterizzato da una ricca biodiversità e fa parte di Natura 2000, la rete ecologica istituita dall’Unione Europea per garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciate o rari. "La presenza dell'alga rossa – spiegano ClientEarth e Lipu – è il segno evidente di un processo chiamato eutrofizzazione: le alghe privano l'acqua dell'ossigeno trasformandolo in un ambiente tossico e il lago lentamente muore, insieme al suo ecosistema. Al tempo stesso rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche, che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione".

Responsabili del sovraccarico di nutrienti, che favorisce la presenza delle alghe, sarebbero appunto per le associazioni ambientaliste i fertilizzanti utilizzati nelle aree agricole con monocoltura, che circondano il lago. Un impatto ambientale e sanitario dovuto alla coltivazione intensiva di nocciole, che gli ambientalisti sottolineano, "si registra anche in altri bacini lacustri dell’Alto Lazio come del Lago di Bolsena".

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