Il killer di Martina Scialdone aveva in casa 400 chili di proiettili e decine di polvere da sparo
Quattrocento chili di proiettili e decine di chili di polvere da sparo. È il bilancio del sequestro che le forze dell'ordine hanno fatto nella cantina di casa di Costantino Bonaiuti, il sessantunenne che ha ucciso la ex fidanzata Martina Scialdone con un colpo di pistola in viale Amelia, zona Furio Camillo a Roma il 13 gennaio scorso. Un arsenale che, come ricostruisce Il Corriere della Sera, è da inserire nel profilo di Bonaiuti, in quanto ingegnere, (ex) funzionario dell’Enav, esperto di armi e che anni fa aveva conseguito il titolo di istruttore di tiro sportivo.
A Costantino Bonaiuti contestato l'omicidio volontario
Sui fatti che hanno portato alla drammatica scomparsa di Martina Scialdone indaga la Procura della Repubblica di Roma. La pubblico ministero Daniela Cento titolare dell'inchiesta è convinta che Bonaiuti abbia premuto il grilletto intenzionalmente per uccidere la trentaquattrenne e gli è stata contestata l'ipotesi di omicidio volontario. A sostegno di tale ipotesi ci sono i risultati dell'autopsia, i quali rivelerebbero come il proiettile abbia percorso una traiettoria dritta, prima di raggiungere la vittima. Martina è morta in pochi minuti a causa di una forte emorragia, che non le ha purtroppo lasciato scampo.
L'omicidio di Martina Scialdone
La sera in cui sono accaduti i drammatici fatti che hanno portato alla scomparsa di Martina Scialdone, la coppia era andata a cena al Brado per un incontro chiarificatore. Già all'interno del locale che avevano frequentato abitualmente per anni c'era stata una lite animata, la trentaquattrenne si era chiusa in bagno. Usciti dal locale Bonaiuti improvvisamente ha tirato fuori l'arma ed ha sparato contro di lei, per poi scappare e rifugiarsi nella sua abitazione in via Monte Grimano, zona Colle Salaria. Martina è morta nel giro di pochi minuti davanti al ristorante.