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Il clan Di Silvio e la grande festa per il matrimonio combinato tra due bambini di 12 anni

Il matrimonio combinato dal clan Di Silvio tra due ragazzini di 12 e 13 anni. La bambina costretta a subire violenze e a seguire i dettami dei suoceri in quanto ad abbigliamento: banditi jeans e collant.
A cura di Enrico Tata
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Un matrimonio combinato, una festa in grande stile in una nota villa per eventi di Latina. Cento invitati e un sontuoso banchetto in perfetta tradizione sinti. Il problema è che lo sposo e la sposa erano due bambini: 13 anni lui, 12 anni lei. E le nozze, peraltro, sono state celebrate quando la ragazzina era già incinta. Lui è figlio di due esponenti del clan Di Silvio, arrestati ieri in seguito a una lunga indagine per spaccio e traffico di sostanze stupefacenti nel circondario del capoluogo pontino. Il padre, nello specifico, è primo fratello del boss Armando Di Silvio.

Come ricostruito dai giudici, la ragazzina ha abortito due volte, poi è diventata mamma a quindici anni. E i genitori di lei erano perfettamente a conoscenza della situazione. In una sola occasione hanno tentato di riportare la figlia a casa, ma i suoceri l'hanno immediatamente rintracciata e riportata dal marito. L'accusa contesta la violenza sessuale per tutti e quattro i genitori, perché non hanno fatto nulla per tutelare la ragazzina. Anzi, hanno incoraggiato le nozze tra i due giovanissimi.

La ragazza, scrivono i giudici, ha continuato a vivere con la famiglia del marito come "fosse una segregazione, con la possibilità di visitare la madre saltuariamente". In più, hanno accertato gli investigatori con le intercettazioni ambientali, doveva sottostare ai dettami dei suoceri in merito all'abbigliamento da indossare. Banditi i jeans, per esempio: "Hanno accattato sti gonne, mo figliame sa’ appiccicata", diceva la madre di lei al telefono.

In questo terribile contesto, hanno sottolineato i giudici nell'ordinanza di arresto dei genitori del ragazzo, appaiono "inconcepibili e assolutamente non giustificati gli usi e i costumi della famiglia Sinti". Secondo quanto ricostruito, i rapporti sessuali tra i due ragazzini sono continuati anche dopo il primo aborto, con la giovane costretta dai suoceri a fare di tutto per tentare di avere un figlio. "Il nuovo approccio sessuale era devastante per la minorenne", hanno annotato i giudici.

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