Il 25 aprile della partigiana Luciana Romoli: “Mi sono ribellata al fascismo a 8 anni”

Il 25 aprile di Luciana Romoli, staffetta partigiana nome di battaglia Luce. Ci ha raccontato la prima volta che si è ribellata al fascismo con le Leggi Razziali per difendere una compagna di classe ebrea: “Io e mia sorella abbiamo dato un volantino e ci hanno espulse”. Poi a 13 anni la Resistenza: “Il mio comandante all’inizio non mi voleva, ero troppo giovane”.
A cura di Simona Berterame
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"Quel giorno i nostri ideali venivano finalmente espressi e manifestati alla luce del sole". Luciana Romoli, 94enne romana di Casal Bertone, descrive così la liberazione di Roma dal nazifascismo. Ricorda perfettamente quando è arrivata la notizia che Roma, la sua città, era stata liberata. "Le campane hanno iniziato a suonare a festa, le donne si abbracciavano e i bambini facevano i caroselli per le strade". Siamo andati a trovarla a casa sua, per farci raccontare il suo 25 aprile, a 79 anni dalla liberazione dell'Italia e a 80 da quella di Roma. Il primo apprendistato politica in una famiglia di antifascisti, la scoperta della ribellione e la voglia di esserci, di dare il proprio contributo anche se era poco più che una bambina. Il suo, come quello di tanti giovanissimi italiani, è stato un coraggio istintivo quanto cosciente di voler essere liberi, di scivere un futuro diverso per sé stessi e per tutti

"Il mio primo volantino per difendere una compagna di classe ebrea"

"Mi sono ribellata al fascismo quando avevo solo 8 anni". Raccontare questa storia ancora la fa commuovere oggi che di anni ne ha quasi 94. Luciana frequenta la terza elementare e sua compagna di banco si chiama Debora Zarfati è ebrea. Siamo nel 1938 quando in Italia vengono emanate le Leggi Razziali. Nella classe di Luciana e Debora arriva una nuova insegnante. "Era fascista e si vantava di esserlo – spiega Luciana – ha fatto l'appello e quando è arrivata a Debora le ha urlato di rimanere in piedi e che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di scuola". Debora viene trascinata alla finestra e le sue trecce vengono legate dall'insegnante al cordino della tenda, continuando ad insultarla. Rivolgendosi poi agli altri bambini dice: "Prendete il quaderno a righe e scrivete dei pensierini sui maledetti ebrei". A quel punto la classe si ribellò e aggredì l'insegnante, liberando Debora. Luciana e sua sorella decisero quindi di realizzare un volantino di protesta, scrivendo quello che era successo nella loro classe. Il risultato? Entrambe vennero espulse.

Luciana staffetta a soli 13 anni: nome di battaglia Luce

Non aveva neanche compiuto 13 anni Luciana quando entra a far parte della staffetta della Brigata Garibaldi della sesta zona di Roma. "Il mio comandante non mi voleva – spiega la donna – perché ero troppo giovane. Ma un altro partigiano gli disse che se non mi avesse preso l'avrebbe fatto lui e così sono diventata una staffetta". Così Luciana diventa la partigiana "Luce" ed entra a far parte della lotta partigiana. Tutti i giorni percorreva chilometri con la sua bicicletta, per consegnare messaggi ma anche armi e munizioni. "Avevo due sporte ai lati della bici, sopra mettevamo la verdura per nascondere quello che trasportavamo. I partigiani dei mercati generali ogni tre giorni facevano il giro della staffetta per darci gli ortaggi avanzati per coprire i nostri pacchi". Sapeva di rischiare la vita ogni giorno, ad ogni viaggio in bici. "Mio padre aveva un amico farmacista e si era procurato due pasticche di cianuro, una per me e una per mia sorella. Se ci avessero preso i fascisti non avremmo fatto altro che suicidarci per evitare di essere torturare e violentate".

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