I volontari che testeranno il vaccino dello Spallanzani riceveranno un’indennità di 700 euro
Riceveranno un'indennità di circa 700 euro i 90 volontari che testeranno il vaccino contro il virus Sars-CoV-2 all'Istituto Spallanzani di Roma. Si tratta dell'unico vaccino prodotto in Italia con fondi della Regione Lazio e del Ministero della Ricerca. I volontari, di ambo i sessi, dovranno avere un'età compresa tra i 18 e i 55 anni oppure tra i 65 e gli 85 anni e che non abbiano partecipato ad altri studi clinici nell'ultimo anno e che non siano stati affetti da Covid-19. Da oggi cominceranno le visite mediche e il 24 agosto verrà iniettata la prima dose di vaccino. In pratica il loro impegno consisterà in una visita per valutare lo stato di salute e in seguito a successive otto visite nel corso dei prossimi sette mesi. La durata di ogni visita sarà di circa 30 minuti, mentre il giorno della vaccinazione sarà chiesto di restare in osservazione per circa quattro ore. "Per il tempo e l'impegno richiesto è prevista un'indennità adeguata alla vigente normativa", rimborso che è stato quantificato per l'appunto in circa 700 euro per ogni volontario.
I vaccini contro Covid-19
Al momento non esiste alcun vaccino in commercio contro il virus Sars-Cov-2. Il 25 giugno scorso, tuttavia, la Cina ha approvato per un anno l'utilizzo di un vaccino realizzato dalla Cansino Biological e dall'Accademia di Scienze Mediche Militari di Pechino. Sarà somministrato solo ai militari, almeno per il momento. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità i candidati vaccini sono in totale 228: 19 basati su Dna, 30 su Rna, 47 su vettore virale, 18 su virus attenuato o inattivato, 69 su proteine, 13 su particelle simil-virus (VLC), e 32 che utilizzano altre piattaforme. L’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” sta collaborando con due società italiane per altrettanti vaccini: ReiThera e Takis. I test sull'uomo partiranno sul vaccino GRAd-COV2 prodotto da ReiThera, azienda bio-tecnologica di Castel Romano, provincia di Roma e finanziato dal Ministero della Ricerca con il Cnr e dalla Regione Lazio. Sperimentazioni di questo vaccino sono iniziate non solo allo Spallanzani, ma anche al Centro Ricerche Cliniche di Verona e agli ospedali di Piacenza e Cremona.
Lo studio di fase I del candidato vaccino di ReiThera ha l'obiettivo di valutare "la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino GRAd-COV2, basato su un vettore adenovirale e rivolto contro il Coronavirus 2 responsabile della sindrome respiratoria acuta grave (SARS- CoV-2). GRAd-COV2 ha dimostrato di essere sucientemente sicuro ed immunogenico nei modelli animali". Sono stati arruolati come detto 45 soggetti "giovani" e 45 soggetti "anziani". "Entrambe le coorti sono definite per avere tre bracci di trattamento a tre dosi crescenti composti da 15 partecipanti ciascuno, per un totale di 6 gruppi. L’arruolamento inizierà dalla coorte 1 e procederà in maniera sequenziale, previa verifica dei dati di sicurezza ai differenti step", fa sapere ReiThera.
Il candidato vaccino di ReiThera
Il candidato vaccino di ReiThera è basato su un vettore virale. "A differenza dei vaccini tradizionali, i vaccini genetici non utilizzano un microorganismo inattivo o parte di esso ma il gene che codifica per l'antigene del microrganismo che si vuole neutralizzare. Il gene una volta entrato nelle cellule dell'organismo induce la produzione della proteina ‘spike' che a sua volta stimola la produzione immunitaria contro il coronavirus. Per traferire il gene nelle cellule la tecnologia messa a punto da ReiThera utilizza un virus, un adenovirus, derivato da primati non umani", aveva spiegato mesi fa il direttore dell'Istituto Spallanzani, Francesco Vaia. In altre parole nei vaccini a vettore virale, come questo, si utilizza un virus innocuo per l'uomo con l'obiettivo di trasportare le proteine del virus contro il quale si vuole sviluppare l'immunità. Il vaccino contro Ebola in Congo utilizza questa tecnologia.