I veri numeri del gigantesco affare di Acea sull’inceneritore di Roma: la denuncia di Verdi-Sinistra
L'amministratore delegato di Acea, Fabrizio Palermo, ha dichiarato che l'investimento per il nuovo termovalorizzatore di Roma si aggira intorno al miliardo di euro. "Un investimento da 7,5 miliardi per il termovalorizzatore di Roma? Mi sembra una cifra molto sovrastimata, stiamo parlando di cifre drasticamente diverse. L’ordine di grandezza è altro, significativamente inferiore", le parole di Palermo. Ma le cose non stanno esattamente così: i 7,5 miliardi di euro, infatti, sono legati al giro di affari complessivo legato al nuovo impianto di Roma.
"Non voglio pensare che l'amministratore delegato non abbia compreso e quindi credo, forse, che la domanda sia stata posta in modo non completamente corretto. E così Palermo ha risposto una cosa certamente giusta, ma incompleta e fuorviante. Intanto partiamo col dire che si tratta di un inceneritore. Perché non esiste alcun impianto industriale che si chiami ‘termovalorizzatore'. È un neologismo inventato per indorare questa pillola amara", ha spiegato Ferdinando Bonessio, consigliere capitolino dell'Alleanza Verdi-Sinistra ai microfoni di Fanpage.it.
E allora Bonessio come stanno le cose? Cosa sono quei 7,5 miliardi di euro?
L'ad di Acea ha detto giustamente che l'impianto industriale di incenerimento dei rifiuti di Santa Palomba non costerà 7,5 miliardi di euro. Ma questo nessuno lo ha mai sostenuto. Quei 7,5 miliardi rappresentano invece il valore complessivo dei ricavi nell'arco della durata dell'avviso pubblico, cioè una concessione per ben 33 anni e 5 mesi.
Come si arriva a quei 7,5 miliardi?
Il Comune di Roma ha l'obbligo di conferire in quell'impianto, per i prossimi 33 anni, ben 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati all'anno. Per arrivare a quei 7,5 miliardi, bisogna moltiplicare per 33 anni la tariffa di 185 euro per ogni tonnellata di rifiuti conferiti. Quella cifra, inoltre, comprende oltre ai rifiuti, la vendita dell'energia elettrica e dell'energia termica prodotta dall'inceneritore.
Insomma un giro di affari gigantesco per Acea…
Tra l'altro, blindato, con un rischio di impresa praticamente inesistente. Facciamo un riassunto: il commissario ai rifiuti per il Giubileo Roberto Gualtieri ha pubblicato una manifestazione di interesse, comunicando che Roma si vuole dotare di un impianto con alcune particolari caratteristiche. La compagine costituita da Acea, Hitachi e Suez ha fatto una proposta, ritenuta di pubblico interesse. Una proposta di un privato su un terreno pubblico, perché il terreno di Santa Palomba è di proprietà Ama. Il progetto definitivo è diventato la base per la procedura di evidenza pubblica (bando di gara), che è prevista dal codice degli appalti. In teoria dei soggetti terzi potrebbero partecipare all'avviso pubblico e quindi strappare ad Acea questo progetto, ma è altamente improbabile.
Perché?
Il proponente, cioè colui che ha ricevuto il riconoscimento di pubblico interesse per primo, ha un diritto di prelazione. Se Acea dovesse perdere, la legge prevede che Acea possa, esercitando il diritto di prelazione, pareggiare l'offerta ritenuta migliore, oppure che Acea venga rimborsata di tutti i costi della progettazione. L'avviso pubblico è super blindato e il rischio di impresa è veramente minimo, praticamente inesistente. Come dicevo prima, il committente, cioè il Comune si è impegnato a conferire all'inceneritore rifiuti per ben per 30 anni e cinque mesi: questo il tempo calcolato per rientrare dall'investimento. In più c'è una clausola che prevede che Roma deve conferire 600mila tonnellate di rifiuti all'anno e se Roma ne conferisce di meno, dovrebbe pagare.
Quindi se Roma Capitale non riuscisse a conferire quelle 600mila tonnellate di rifiuti all'anno che succederebbe?
Mettiamo che Roma cresca nella raccolta differenziata… Questo non cambierebbe nulla, sempre quelle 600mila tonnellate dovrebbe inviare. Quindi, paradossalmente, potrebbe essere costretta ad acquistare i rifiuti da altre regioni per arrivare a quella quantità. Da un punto di vista della sostenibilità ambientale e dal punto di vista della tutela della salute sarebbe una sconfitta, almeno secondo noi di Alleanza Verdi e Sinistra. Non solo, c'è anche l'aspetto del potere calorico: Roma si è impegnata a conferire rifiuti con un certo potere calorico. In pratica, se si portassero rifiuti privi di una certa percentuale di plastica carta e di legno, l'impianto otterrebbe un minor potere calorico bruciandoli. Produrrebbero meno energia, meno calore termico. Quindi, se Roma portasse rifiuti con meno potere calorico, dovrebbe risolvere questo problema contribuendo economicamente. Da ultimo, c'è da considerare che un ‘contratto' di così lunga durata, condizionerebbe le scelte future rendendo praticamente impossibile di seguire le nuove tecnologie che continuamente si presentano nel settore del trattamento dei rifiuti: le prossime due generazioni di cittadini romani avrebbero una strada tracciata non modificabile.
Per quanto riguarda le emissioni? Gualtieri ha promesso che ci sarà un impianto di cattura dell'anidride carbonica…
Sembra quasi certo che l'Unione Europea introdurrà una tassa per chi produce e immette nell'atmosfera CO2. Sicuramente, quindi, ci sarà un aggravio di tasse e contributi di cui si farà carico Roma Capitale. Secondo i nostri calcoli, inoltre, questo meccanismo permetterà di catturare meno del 10 per cento dell'anidride carbonica emessa. Ancora, la realizzazione degli impianti ancillari, così vengono definiti, di raccolta di Co2 e di recupero delle ceneri sarà a carico del Comune di Roma, circa 40 milioni sborsati dal Campidoglio.
Il termovalorizzatore, dice Gualtieri, porterà benefici ai romani per quanto riguarda la Tari. È così?
L'obbligo per Roma Capitale di mantenere l'equilibrio economico finanziario di questo impianto, dove andrebbe a ricadere? Andrebbe a ricadere inevitabilmente sulla Tari che pagano i romani.