“I ragazzi non sono il reato che hanno commesso”, la storia della falegnameria di Casal del Marmo
“Una delle cose che noi diciamo sempre ai ragazzi è che loro non sono il reato che hanno commesso, quello è un piccolo errore che è capitato nell’arco della loro vita e non deve condizionare tutta la loro vita”. Viviana Petrucci è la direttrice dell’associazione ARPJTETTO, attiva a Roma nel quartiere Ostiense.
Oltrepassato il cancello dell’associazione, due cartelli segnalano la casa-famiglia e il centro “Gli Scatenati”: nato nel 2013 per accogliere minori e giovani adulti in misura penale esterna, il centro promuove laboratori di falegnameria, teatro, scrittura, sport e giardinaggio.
Due anni fa, è stato avviato il progetto di falegnameria FuoriBolla, ideato dall’architetto Giulio Mattioli. Da marzo, il progetto si è ampliato con la gestione della falegnameria all’interno dell’Istituto Penale per i Minorenni di Casal del Marmo, offrendo continuità tra attività interne ed esterne.
“La presenza di questo progetto lì dentro è molto importante per i ragazzi. A volte sembra essere una delle poche cose normali che gli succedono mentre sono lì”, racconta Mattioli, evidenziando le difficoltà della falegnameria di Casal del Marmo. “Il sovraffollamento crea una serie di incompatibilità tra i detenuti, a volte individuali, per cui il detenuto ‘x’ non può incontrare il detenuto ‘y’, altre volte legate a dinamiche di gruppo. Questo complica l’organizzazione della falegnameria: dovremmo avere sei ragazzi, ma spesso ce ne sono solo due, a volte uno.”
"Ciò che ha fatto il decreto Caivano è inasprire tutte le misure", spiega Francesco Montalbano che è condirettore del centro "Gli Scatenati". "Ciò che è successo, prosegue, è che è proprio che non è più favorito l'approccio educativo, ma l'approccio punitivo". Rischiando di vanificare gli sforzi di chi lavora quotidianamente per il reinserimento sociale dei minori.