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I movimenti per la casa occupano la Regione Lazio: “Respinti a manganellate”

“Spazio di dialogo con i violenti zero”, ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Ma i manifestanti rispondono: “Siamo stati manganellati”,
A cura di Enrico Tata
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Un centinaio di attivisti dei movimenti per la casa hanno occupato l'ingresso della sede della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo. Il presidente Rocca ha denunciato l'uso di metodi violenti da parte dei manifestanti: "Spazio di dialogo con i violenti zero. E non è che vale quando occupano la sede della Cgil, e vale meno quando occupano la sede di un'istituzione repubblicana come la Regione Lazio. A me mette molta amarezza che si usi la violenza e la prepotenza come metodo politico. Non è un modo che posso accettare per avviare un dialogo".

Un accostamento, quello con l'assalto alla sede del sindacato, che non è piaciuto alla Cgil: "Leggiamo sulla stampa che il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha equiparato l'azione all'assalto fascista contro la sede della Cgil nazionale del 9 ottobre 2021. Un paragone forzato, strumentale e pericoloso".

C'è chi invece, come il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Paolo Trancassini, sottolinea il "silenzio del centrosinistra su quanto accaduto oggi". "Vetri rotti, infissi smontati, un addetto alla vigilanza ricorso alle cure dei sanitari, urina e spazzatura nei corridoi. Invece di parlare di ‘legittimo diritto alla protesta' dalla Cgil ci saremmo aspettati una netta condanna della violenza", ha commentato Luisa Regimenti, assessora alla Sicurezza urbana del Lazio.

Da parte loro, tuttavia, i manifestanti hanno sottolineato l'utilizzo dei manganelli da parte della polizia: "La Regione appalta la soluzione alla forza pubblica. La decisione di entrare nella sede della Regione Lazio non è stata presa a cuor leggero. Le famiglie residenti a via di Casal de Merode hanno più volte chiesto un confronto con la neoeletta giunta regionale. Confronto fino ad oggi disatteso. Gli strumenti di mobilitazione del movimento e delle famiglie in emergenza abitativa sono sempre gli stessi da decenni, fatti di passaggi dal conflitto sociale alla trattativa".

Secondo gli attivisti, da parte della Regione c'è stata "chiusura totale e immotivata", che può essere spiegata soltanto da "motivi di natura ideologica". La Regione ha mostrato "un volto che mina seriamente il confronto politico cittadino ed alimenta una tensione probabilmente funzionale a progetti di natura diversa sullo stabile in questione. L’indifferenza e il disprezzo mostrati oggi per le famiglie mobilitate pacificamente dimostra poca attenzione verso il diritto all’abitare delle persone povere".

Spiega un militante in un video: "Le forze dell'ordine ci hanno iniziato a menare a casaccio. Prendendo le persone a caso, a pugni e a manganellate in testa, e questo è il risultato". Nelle immagini si vede un ragazzo con la testa sporca di sangue.

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