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I laghi dei Castelli Romani rischiano di sparire, il geologo Mario Tozzi: “Sull’orlo del collasso”

I laghi di Nemi e di Castel Gandolfo, che in passato erano frequentati da papi e imperatori, sono “sull’orlo del collasso”, secondo il geologo e volto tv Mario Tozzi.
A cura di Enrico Tata
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I laghi dei Castelli Romani, quello di Nemi e quello di Castel Gandolfo, rischiano di sparire. Secondo un report dell'Anbi, Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane, il llago di Nemi si è abbassato ulteriormente di 4 centimetri. Una situazione che è stata riportata recentemente all'attenzione nazionale con un articolo pubblicato a metà agosto dal geologo e volto tv Mario Tozzi sul quotidiano La Stampa.

Prendiamo ad esempio i famosi laghi dei Castelli Romani, che in passato erano frequentati da papi e imperatori e che oggi, sostiene il geologo, sono "sull'orlo del collasso".

Scrive Tozzi:

I due laghi, Albano e Nemi, hanno perso circa sei metri di livello, qualcosa come 50 milioni di metri cubi di acqua, e i pozzi che i residenti scavano attorno, ormai attingono a un livello addirittura più basso di quello del mare. Le sorgenti e i torrenti sono ormai a secco e numerose aziende agricole sono costrette a chiudere per i costi dell’irrigazione. In queste condizioni dovrebbero essere sospesi il rilascio delle autorizzazioni per la ricerca di acque sotterranee e le nuove concessioni per prelievi di acque superficiali o sotterranee.

Inoltre i possessori o utilizzatori di pozzi o di derivazioni di acque superficiali dovrebbero essere tenuti alla misura e al controllo dei volumi utilizzati. In quei territori non andrebbero autorizzate nuove concessioni edilizie, lottizzazioni o ampliamenti che prevedano una ulteriore copertura del suolo o nuovi consumi idrici. Nessuna di queste condizioni viene rispettata, soprattutto per le concessioni che sono, invece, già previste e minacciano la vera risorsa ormai non più rinnovabile, l’acqua dei laghi e delle falde che li alimentano. Tutto questo per non dire delle problematiche relative al rilascio in acqua dei prodotti utilizzati per l’agricoltura (per esempio al lago di Vico).

Una situazione drammatica, quella dei due laghi vulcanici a neanche venti chilometri da Roma, che il Coordinamento Natura & Territorio dei Castelli Romani vuole tentare di risolvere, portando la vicenda all'attenzione delle istituzioni nazionali: "Il nostro intento è spiegare ai cittadini quali sono le vere cause e le giuste soluzioni per risolvere il problema. Per questo abbiamo realizzato una campagna informativa su questo tema iniziata con la grande manifestazione fatta al Lago Albano. L’aiuto del prof. Tozzi come testimonial ed esperto è importante. Infatti in questi ultimi mesi gli abbiamo inviato i documenti e gli studi svolti sui laghi che lui ha studiato attentamente", ha spiegato Roberto Salustri.

L'intervento di Tozzi "dovrebbe far riflettere i politici che amministrano i comuni intorno al lago Albano e di Nemi, su quali debbano essere le azioni da mettere in atto se si vogliono salvare i due laghi e le zone umide dei Castelli Romani. Per questo il coordinamento ha indetto la plenaria ambientalista per avere con tutte le associazioni, i movimenti e i cittadini un piano Comune. È infatti importante unire le forze e non agire da soli per manie di protagonismo".

In un'intervista rilasciata al quotidiano locale Castelli Notizie il sindaco di Nemi, Alberto Bertucci, ha spiegato: "La falda si è abbassata e le sorgenti sono secche". Per questo ha annunciato per settembre un vertice con il presidente di Acea Ato 2 ed il segretario dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale. Una delle ipotesi è quella di convogliare le acque piovane all'interno del lago.

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