I giudici contro la Regione Lazio: i medici di famiglia non possono curare pazienti Covid a casa
I medici di famiglia non possono assistere i pazienti Covid a domicilio. Il compito dovrebbe spettare unicamente alle Usca, Unità Speciali di Continuità Assistenziale. Questo perché altrimenti i medici verrebbero "pericolosamente distratti dal compito di prestare l'assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi". Sono le motivazioni con cui il tar del Lazio ha accolto parzialmente un ricorso presentato dal Sindacato dei medici italiani contro alcuni provvedimenti presi dalla Regione Lazio. Secondo i giudici i firmatari del ricorso hanno ragione quando sostengono che la Regione Lazio "d'urgenza ha inteso prevedere che i medici di famiglia potessero proseguire nell'attività assistenziale ordinaria, senza doversi occupare dell'assistenza domiciliare dei pazienti Covid. E tale previsione è stata replicata in modo identico nell'art. 4-bis del Dl n. 18 del 17 marzo 2020". Secondo il tar, quindi, l'assistenza domiciliare ai malati di Covid risulta in contrasto con le stesse disposizioni della Regione Lazio.
La Regione Lazio farà ricorso al Consiglio di Stato
Per l'Unità di Crisi della Regione tali considerazioni da parte dei giudici non tengono conto del quadro di evoluzione del ruolo dei medici di famiglia e soprattutto questa sentenza arriva otto mesi dopo l'organizzazione decisa dal Lazio che, sottolinea la Regione, ha consentito di rimanere nella cosiddetta zona gialla. Nel Lazio ci sono oltre 60mila persone in isolamento e gestirle tutte con le Usca è impossibile. Per questo la sentenza verrà impugnata e verrà presentato ricorso al Consiglio di Stato.
Secondo il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, "il tar ha ribadito ciò che la legge già prevede e cioè che l'assistenza domiciliare è compito delle Usca. Se queste sono insufficienti, è un'inadempienza delle Regioni. Così Anelli all'agenzia Ansa: "Secondo la legge i medici di base non devono fare le visite domiciliari ai pazienti Covid, ma ne effettuano il monitoraggio via telefonica o telematica. I medici di base non sono infatti attrezzati per effettuare le visite domiciliari a questi pazienti, compito che spetta appunto alle Usca. Questa è la legge e se le Regioni non l'hanno applicata, perché le Usca non ci sono o sono insufficienti, sono in difetto le Regioni".