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Omicidio Primavalle, Michelle Causo uccisa a Roma

I genitori di Michelle Causo: “Il suo assassino spia le amiche con dei profili social finti”

La denuncia dei genitori della 17enne uccisa nel quartiere di Primavalle. “Nel tempo a quanto ci hanno riferito ha contattato altri amici, o almeno, quelli che lui credeva suoi amici ma che dopo i fatti naturalmente gli hanno voltato le spalle.”.
A cura di Redazione Roma
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Michelle Causo
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La denuncia arriva dai genitori di Michelle Causo, la diciassettenne uccisa nel quartiere di Primavalle e poi abbandonata in un carrello della spesa da un giovane che considerava suo amico. Secondo Gianluca e Daniela Causo il giovane che ha ucciso la figlia, oggi detenuto nel carcere minorile di Treviso in attesa della sentenze attesa tra pochi giorni, avrebbe creato dei profili Instagram falsi per poter così "spiare" le amiche di Michelle.

"L'assassino di nostra figlia cosa fa in carcere? Un corso di informatica, proprio lui che ha alle spalle una accusa per aver tentato di estorcere soldi alle ragazze, minacciandole con foto ritoccate ad arte. – hanno spiegato a Adnkronos – Non solo. Dalla stessa struttura minorile di Treviso, che nulla ha a che fare con l'istituto penitenziario dove era stato recluso in un primo momento a Roma, a quanto ci risulta starebbe creando profili Instagram sempre nuovi con i quali visualizzare di volta in volta quelli delle amiche di Michelle".

Il padre prosegue la sua denuncia raccontando di aver già segnalato il fatto alla direzione del carcere di Treviso, ma senza che conseguenze. "Una decina di giorni fa ci ha chiamati una amica di nostra figlia, dicendo che tra le visualizzazioni del suo profilo Instagram ne compariva una secondo lei riconducibile all'assassino di Michelle, ovviamente sotto falso nome ma con la sua foto chiaramente riconoscibile – racconta all'agenzia stampa – Nel tempo a quanto ci hanno riferito ha contattato altri amici, o almeno, quelli che lui credeva suoi amici ma che dopo i fatti naturalmente gli hanno voltato le spalle. Ha scritto a decine di persone. Ma è una cosa che si può fare?".

"Non è possibile, dopo che ti ammazzano una figlia in quel modo, subire pure questa umiliazione. Adesso basta. Chiediamo che la giustizia faccia il proprio dovere, non che gli diano ospitalità lasciandolo libero di guardare i profili social delle amiche della sua vittima", ha aggiunto la madre. La circostanza che il giovane reoconfesso abbia accesso a un computer nella struttura detentiva dove si trova è ancora da verificare, visto che in teoria l'accesso ai social è interdetto anche durante le attività che prevedono l'utilizzo di apparecchiature informatiche.

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