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I castori tornano sulle rive del fiume Tevere: non si vedevano da più di 500 anni

Nelle sponde del Tevere mancavano dal 1500: sono tornati i castori, come testimoniano le prove lasciate lungo il percorso, dal legno alle piante rosicchiate e le fototrappole.
A cura di Beatrice Tominic
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Alcune delle tracce lasciate dai castori e un esemplare, foto dalla pagina Facebook "ANBI-Associazione Naz. Consorzi gestione e tutela territorio e acque irrigue".
Alcune delle tracce lasciate dai castori e un esemplare, foto dalla pagina Facebook "ANBI-Associazione Naz. Consorzi gestione e tutela territorio e acque irrigue".

Sulle sponde del Tevere sono tornati i castori: lo ha confermato l'Anbi, l'Associazione Nazionale Consorzi gestione e tutela territorio e acque irrigue. Dopo un primo avvistamento quasi un anno fa, sono sempre di più i segni inequivocabili, come legno e corteccia divorati dal castor fiber, della presenza di castori sulle rive del Tevere, dove mancavano da più di cinquecento anno, dal 1500.

Gli avvistamenti del castoro lungo il Tevere

Stavolta, alle tracce lasciate da quello che, in Europa, è il roditore dalle dimensioni maggiori, si aggiungono anche le prove fornite dalle fototrappole che li hanno intercettati nella zona di Sansepolcro, nei territori di Arezzo, a quasi una quarantina di chilometri dalla sorgente del fiume Tevere, sul Monte Fumaiolo, già un anno fa. Nuovi avvistamenti sono stati segnalati in Valtiberina, al confine con l'Umbria, nei territori che adesso sono posti sotto controllo da esperti e funzionari. Si pensa che gli esemplari possano essere arrivati dall'Austria, dove vivono già da tempo, passando per il Friuli, dove sono stati avvistati già qualche anno fa: non si esclude che possano presto continuare a muoversi verso sud.

A causa della caccia, il mammifero semiacquatico è quasi scomparso nel continente, ma il fatto che dopo così tanti secoli sia stato avvistato sembra essere un segno positivo. Ad accorgersi della presenza degli esemplari, i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno durante le loto attività di monitoraggio dei corsi d'acqua per la prevenzione del rischio idraulico.

Il parere degli esperti

Da quando si è scoperto della presenza dei nuovi ospiti, i Consorzi di bonifica hanno il nuovo compito di garantire equilibrio fra la sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità. La convivenza con i castori, in Valtiberina, infatti, rischia di non essere semplice come sembra.

"Il castoro è considerato un ingegnere ecosistemico perché può modificare sensibilmente l'ambiente, in cui vive", ha spiegato Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

"Dobbiamo riuscire a coniugare le esigenze della sicurezza idrogeologica con la salvaguardia dell'habitat ad iniziare dal rispetto dei periodi riproduttivi per la fauna locale – ha poi aggiungo Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – Per noi si tratta di una scommessa che giochiamo tutti i giorni. Ad esempio, proprio in Toscana, stiamo tenendo sotto controllo le specie invasive che si stanno propagando in maniera più preoccupante".

Per garantire che tutto proceda secondo i piani occorre effettuare sopralluoghi accurati e puntuali, come ha sottolineato ha sottolineato Serena Stefani, Presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno. E, come poi ha aggiunto il referente della Unità Idrografica Omogenea Valtiberina, Enrico Righeschi, le piante più danneggiate saranno presto rimosse per favorire lo scorrimento regolare delle acque.

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