I Casamonica dalla Romanina all’hinterland: le mani del clan su Palombara, Fontenuova, Monterotondo
Dalla Romanina alla provincia. Colpiti ma non distrutti, e per alcuni versi anche rafforzati e raffinati nella modalità di delinquere. Il clan Casamonica, su cui la corte d'assise d'Appello del Tribunale Penale di Roma, ha confermato la condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso, continua a manovrare business criminali a sei zeri radicandosi nell'hinterland della Capitale.
Il clan sinti ha imparato il basso profilo
I Casamonica stanno anche imparando quella che è la prima regola per molti gruppi mafiosi: non farsi notare. Non più automobili di lusso e ville sfarzose, ma un basso profilo da tenere per rimanere il più possibile "invisibili" e trasferire i loro patrimoni e le ricchezze accumulate all'estero, tra il Principato di Monaco e gli altri paradisi fiscali. Una fitta rete di colletti bianchi, tra cui notai e commercialisti e di consulenti economici e finanziari senza scrupoli, aiuta il clan nascondere i guadagni illeciti e studiano strategie per dissimulare la ricchezza.
Non più solo nella Città Eterna dicevamo, ma anche in provincia dove la lente d'ingrandimento della Direzione distrettuale antimafia e degli investigatori non ha ancora focalizzato il loro mimetismo criminale che, approfittando dell'inflazione e della crisi economica, stanno facendo man bassa di società, aziende e attività commerciali prossime al fallimento. Dalle segnalazioni e le informazioni arrivate alla DDA, il quartier generale dei Casamonica non la Romanina e il Tuscolano ma la provincia Nord Est.
I nuovi quartieri "conquistati" dai Casamonica
La crisi economica post pandemica che ha mietuto le aziende e il commercio ha fatto estendere i tentacoli della mafia dei Casamonica su ristoranti, bar, concessionarie di automobili intestate a "teste di legno" e pompe di benzina, nei comuni di Palombara, Monterotondo e Fonte Nuova, dove hanno occupato le case popolari in via XXIV Maggio e stanno acquisendo il controllo del territorio attraverso il potere intimidatorio legato al loro nome. Nei nuovi territori "colonizzati" il cognome Casamonica fa ancora paura. Nell'ultima operazione antidroga condotta dai carabinieri di Monterotondo a Fonte Nuova, coordinata dalla DDA di Roma, è stato arrestato il trentunenne Manolo Casamonica, che fungeva da collettore tra i pusher locali e il clan.
Le mani dei Casamonica sul contrabbando di carburante
Uno dei business più redditizi insieme droga, in cui i Casamonica hanno le mani in pasta, è quello legato al contrabbando di prodotti energetici, come la benzina e i gasolio dove il clan si è alleato con la Camorra. Già prima della pandemia del Covid, la guardia di Finanza di Pavia, scoprì una truffa all'agenzia delle dogane e dei monopoli, per l'evasione dell'accisa sui carburanti di 400 milioni di euro. All'epoca finirono in manette tredici persone per reati legati alle frodi comunitarie compiute con il sistema delle truffe carosello e dove il clan riciclava i cui proventi all' estero. Vennero arrestati, Nicandro Di Guglielmi alias Romeo Casamonica e Vincenzo Lamusta detto "semidio" o "Gesù" e Stanislao De Biase detto "Stefano", un pregiudicato vicino al clan camorristico dei Polverino.
Storia e genesi dei Casamonica a Roma
Una famiglia, composta da centinaia di sodali, fra figli, cugini, nipoti, affiliati(clan Spada, Di Silvio, Senese, Fasciani) e complici dedita a reati come il narcotraffico, lo spaccio di droga al minuto, le estorsioni, l'usura e la detenzione illegale di armi, che solo pronunciarne il nome incute ancora terrore. E' proprio con la politica del terrore, attuata dal clan da quando si è stabilito in modalità stanziale al Tuscolano, dopo essere arrivato a Roma dall'Abbruzzo, quando i capi storici erano allevatori di cavalli e commerciati di rame e metalli che i Casamonica hanno stabilito la loro egemonia criminale nella Capitale. Sulla fine degli anni '70, infatti cominciarono a mettere a segno furti in grande stile nei palazzi della Roma "bene" dove ogni colpo fruttava centinaia di milioni di lire tra contanti e gioielli che venivano trafugati. Proprio con i proventi di quei furti, i Casamonica iniziarono l'attività dell'usura e a metà degli anni '90, sulla scia di quanto lasciato loro in "eredita" dal boss Enrico Nicoletti divennero narcotrafficanti.
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