I carabinieri raccontano come hanno fermato l’accoltellatore alla stazione Roma Termini
"Essere intervenuti e aver assicurato alla giustizia il presunto accoltellatore di Termini per noi è una grande soddisfazione. Alla donna ferita in ospedale facciamo gli auguri di una pronta guarigione". Fanpage.it ha intervistato il vicebrigadiere Filippo Consoli e l'appuntato Nicoletta Piccoli, i due carabinieri che hanno individuato Aleksander Mateusz Chomiak, il ragazzo accusato di aver accoltellato una ragazza israeliana il 31 dicembre scorso alla Stazione Termini di Roma. I militari erano liberi dal servizio e stavano tornando a casa, quando sul treno per Brescia hanno notato la forte somiglianza di un passeggero con le foto dell'aggressore diffuse online e ricercato da giorni. Così senza perderlo di vista hanno allertato Polfer e colleghi dell'Arma e lo hanno fermato.
Come vi siete resi conto che era lui?
Ci trovavamo presso la stazione centrale di Milano, pronti per salire sul treno che ci avrebbe portato a casa, quando una volta a bordo abbiamo notato un soggetto fortemente somigliante con quello ritratto nelle fotografie. Eravamo a pochi metri di distanza da lui nel vagone, c'è stato uno scambio di sguardi che lo hanno indotto a scendere. Lo abbiamo seguito, mantendendo una decina di metri di distanza senza perderlo di vista, ma senza destare sospetti. Nel frattempo abbiamo chiesto aiuto ad una pattuglia del Radiomobile e alla Polfer per carcere di fermarlo tutti insieme.
Come si è svolto il fermo?
Il fermo è avvenuto davanti al binario 12, dove la persona era in totale sicurezza, perché coprivamo il lato a lui posteriore, dal lato destro provenivano altri militari dell'Arma e di fronte i colleghi della Polizia di Stato e a sinistra c'era il binario. In questi casi come intervenire si sceglie nell'immediatezza, tenendo conto delle circostanze di tempo e di luogo.
Qual era il suo stato e come ha reagito al fermo?
Era spaesato, poco lucido, trasandato. Al momento dell'intervento ha obbedito agli ordini e non ha opposto resistenza, il fermo è avvenuto in pochi minuti. Gli abbiamo mostrato le immagini diffuse sul web dicendogli la parola ‘Roma' e lui ha annuito con la testa. Poi ci siamo recati presso gli uffici del Nucleo Radiomobile per la redazione degli atti e la successiva trasmissione all'Autorità Giudiziaria competente.
Intervista di Simone Giancristoforo, articolo di Alessia Rabbai