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“Ho parlato con il presidente, quello che dovevo fare l’ho fatto”: così Visco aiutava i costruttori

Telefonate, contatti, pagamenti, favori, fino alle modifiche sul curriculum per poter diventare idoneo e vincere le gare pubbliche. Così l’ex dirigente di Invitalia gestiva la sua rete di conoscenze, assicurando un posto ai suoi amici costruttori.
A cura di Beatrice Tominic
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Telefonate, amici, amici di amici e linguaggi in codice. Ma anche password banali e, soprattutto, una folta rete di contatti anche ai vertici delle istituzioni. Insomma a disposizione delle quattro persone arrestate ieri a Roma per corruzione poteva trovarsi chiunque. Anche un prelato, ma anche persone vicine a ministri e sindaci.

Così sono stati scoperti Gabriele Visco, figlio dell'ex ministro delle Finanze Vincenzo ed ex dirigente di Invitalia; due imprenditori e un avvocato romano che avevano messo in piedi un giro di relazioni per agevolare assunzioni e consulenze pagate, ma mai prestate, nella pubblica amministrazione. I quattro, oggi agli arresti domiciliari, in più occasioni, al telefono o durante incontri nelle strade della capitale, hanno fatto riferimento alle loro attività sulle spalle dei cittadini e delle cittadine.

Le aspirazioni di Visco e la richiesta di intervento all'ex sindaco

"Io lì ho un momento di tensione, se potete fare due telefonate a qualcuno che alza il telefono", spiegava in un'intercettazione Visco, come si legge dai documenti. E arrivava in suo soccorso uno dei due imprenditori, pronto a scomodare anche alti prelati pur di garantire avanzamenti di carriera all'amico. Visco punta a ruoli dirigenziali che possano portarlo in una posizione molto più elevata rispetto a quella in Invitalia e l'imprenditore non gli nega il suo aiuto, mettendo a disposizione le sue amicizie con persone vicine al ministro Urso e quella con l'ex sindaco di Roma Alemanno.

"È quel direttore di Invitalia che me sta a fa avè soldi – spiega l'imprenditore ad Alemanno, non indagato nella vicenda, presentadogli Visco – Lo abbiamo incontrato quella volta al ristorante". L'imprenditore vorrebbe proporre Visco a capo di dipartimento di un ministero. L'ex sindaco avrebbe dovuto intercedere con il Ministro per il Sud e delle Politiche del Mare affinché potesse, a sua volta, aiutare amici di Visco.

Il linguaggio in codice

"Gli hai dato quella cosa al nostro amico?". E ancora: "Ma lo vedemo mercoledì? Ce porta la pasta?", diceva Visco riferendosi ai pagamenti che dovevano arrivare in cambio delle prestazioni. Pagamenti che avvenivano con favori di vario genere e scambio di denaro. "Che cazzo mi fai un assegno, a chi lo intesto?", aveva tuonato sempre Visco davanti ad una proposta di pagamento che rischiava di mettere in crisi l'intero sistema di assistenza e aiuto agli amici costruttori del figlio dell'ex ministro.

"Ho parlato con il presidente, quello che dovevo fa l'ho fatto", diceva al telefono l'ex dirigente Invitalia a proposito di un lavoro su una diga mentre si prodigava per uno di loro. "Abbiamo qualche amico lì?", chiedeva invece a proposito di un bando ricollocabile per opere da realizzare nel Comune di Foggia. Una rete, quella di Visco e degli altri tre, che non si fermava soltanto alla capitale dove incontrava i suoi contatti più fidati, ma che andava oltre, fino alle altre regioni.

La modifica dei curricula

Per garantire un posto ai costruttori di suo interesse, Visco era pronto a tutto. Anche a far modificare il curruculum vitae dei suoi contatti ai dipendenti di Invitalia per renderli idonei alla vincita dei bandi che sarebbero usciti di lì a poco. Nel corso delle selezioni del personale da assumere a tempo determinato da Invitalia in convenzione con il ministero dell'Ambiente, ad esempio, aveva fatto inserire da una dipendente requisiti indispensabili al bando richiesto per poter assicurare la partecipazione. E, perché no, l'assegnazione del lavoro.

Anche questo metodo, ovviamente, è illegale, come già sembrano essere a conoscenza tutti gli attori di queste conversazioni: "Si rischia la galera per una roba del genere", si legge nelle carte della vicenda.

Le consulenze mai esistite

"Fondamentale per una serie de relazioni che tu non hai idea – Così Visco rispondeva ad un suo collaboratore parlando di uno dei due individui scelti per le consulenze – Quindi se mi fate casino…". La rete dei quattro, però, come anticipato, non si fermava soltanto a bandi per lavori pubblici. Visco riusciva a garantire ad alcuni professionisti degli indennizzi chiedendo loro delle consulenze. In particolare, avrebbe richiesto il lavoro di un avvocato e di un dottore commercialista per alcuni progetti. In entrambi i casi, i due avrebbero ricevuto del denaro, ma le consulenze non sarebbero mai avvenute.

"Certo che funziona così, è un consulente – diceva Visco riferendosi all'avvocato, già dimessosi dal ruolo dirigenziale in Invitalia ad un suo ex collaboratore – Gli mandate due email, chiedete un parere, una cosa. Quello ve le fa e basta". L'ex collaboratore, responsabile dell'attività del consulente, che non aveva mai visto, si sarebbe mostrato titubante alla proposta di Visco di camuffare l'inattività con email o telefonate. "Non funziona così", gli risponde, temendo la reazione dei colleghi. Questa procedura sarebbe andata avanti per almeno due anni. "Ogni 20 del mese mi arrivava il messaggio suo, mi dice ricordati di quella cosa".

E l'attività sarebbe durata ancora nel tempo se non fossero stati scoperti. "Sto consulente c'ha un contratto firmato, gli scade a febbraio del prossimo anno, va mandato avanti banalmente e quindi bisognerà trovargli delle attività da fare. Se te lo ritrovi in mezzo al gruppo magari lo aiutate", continuava imperterrito Visco, anche nel maggio dello scorso anno. Ma poi qualcosa non è andato secondo i suoi piani.

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