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Hacker in Regione Lazio, dipendente comunale sotto attacco: “Sito porno e password vendute? Falso”

Parla il dipendente di Regione Lazio dal cui computer sono entrati gli hacker che stanno mettendo in ginocchio da giorni il sistema informatico regionale: “Mi hanno accusato di vedere siti porno o di aver venduto le password, ma è tutto falso. Non ho mai preso neanche una multa in tutta la mia vita”. E ancora: “Sono tranquillo, perché penso che la polizia postale comunque ha preso il computer e potrà vedere da sola tutti i movimenti che ho fatto”.
A cura di Giorgia Venturini
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Continua a essere sotto attacco degli hacker la Regione Lazio. Da giorni ormai è impossibile prenotare visite mediche, le Asl sono totalmente bloccate. Intanto indaga la Polizia postale: quello che è certo fino ad ora è che i pirati del web si sono infiltrati nelle piattaforme informatiche della Regione violando il pc di un dipendente in smart working. Come? Ancora resta tutto da capire.

Dipendente regionale: Pensavo di aver chiuso bene la porta

"In queste ore ho letto davvero di tutto: hacker russi, cinesi. Boh! Ma a me finora non è venuta a interrogarmi nemmeno la polizia postale". Così il dipendente di Regione Lazio nel mirino degli hacker ha parlato al Corriere della Sera, esprimendo tutti i suoi dubbi su quanto accaduto: "Pensavo di aver chiuso bene la porta della mia stanza al numero 10 della sede di Frosinone della Regione Lazio. Alle tre di pomeriggio di giovedì il palazzo è quasi vuoto, è il mio unico giorno di lavoro in sede. Per il resto della settimana lavoro da casa in smart working". Ora i tecnici informatici hanno preso il suo computer per analizzarlo e capire meglio su questo attacco via web.

Le tante ipotesi

Intanto però le chiacchiere girano e in tanti fanno le prime supposizioni: "Ho sentito qualcuno ipotizzare che gli hacker sono entrati perché io e mio figlio stavamo visitando di notte un sito porno. Oppure che i pirati avessero la password. Tutto per me assurdo". E poi il dipendente regionale si difende: "Prima di tutto figlio poi la notte dell’intrusione, tra sabato e domenica se ho capito bene, era addirittura al mare. E poi lui non conosce le mie password. Malgrado tutto io resto tranquillo, perché penso che la polizia postale comunque ha preso il computer e potrà vedere da sola tutti i movimenti che ho fatto. Troverà anche qualche foto, ma niente di compromettente: cene con amici, immagini di mia moglie. Sono uno che non ha mai preso una multa in vita mia".

Dipendente: Da casa lavoro spesso di notte

Perché dunque scegliere proprio il computer di questo dipendente comunale? Se lo chiede anche lui stesso. E le risposte anche in questo caso mancano: "Forse perché a casa lavoro in orari strani. Spesso mi sveglio alle 3 di notte e comincio a fare bolli auto, rimborsi elettorali ai Comuni, invio email ai colleghi per anticipare il lavoro del mattino dopo. Quando sei in smart working però sei sicuramente più esposto: la rete di casa è più fragile di quella aziendale". L'importante ora è ripristinare il prima possibile il portale e permettere di nuovo ai cittadini di accedere alla piattaforma del servizio sanitario.

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