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Guardia giurata spara e uccide ladro in fuga a Roma, due avvocati spiegano perché non è legittima difesa

Fanpage.it ha chiesto agli avvocati Maiella e Carbutti perché nell’omicidio di via Cassia a Roma non c’è legittima difesa: “Sparare ad un ladro in casa dev’essere l’estrema ratio”.
A cura di Alessia Rabbai
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I carabinieri in via Cassia
I carabinieri in via Cassia

La guardia giurata Antonio Micarelli, che ha sparato e ucciso un ladro ventiquattrenne in fuga dall'abitazione di una vicina in via Cassia a Roma, dovrà rispondere dell'accusa di omicidio. La fattispecie di reato è cambiata dopo la morte di Antonio Ciurciumel, rimasto ferito gravemente da un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla testa ed è morto alcune ore dopo. Fanpage.it ha intervistato gli avvocati Selene J. G. Maiella e Pasquale Carbutti, per capire perché per la vicenda della Cassia non si configuri la difesa legittima. "Sparare ad un ladro che entra in casa dev'essere l'estrema ratio. Se ci sono altri modi per mettere al sicuro se stessi e gli altri, come scappare o chiamare le forze dell'ordine, non si devono usare le armi". Chiariamo che le indagini sono in corso, ad occuparsene sono i carabinieri e la Procura di Roma.

Cosa si intende giuridicamente per difesa legittima?

L'articolo 52 del codice penale definisce cos'è e quando si configura la difesa legittima: dev'esserci il pericolo attuale, l'ingiustizia nell'offesa, l'aggressione di un diritto proprio o altrui e la reazione all'offesa.

Cosa succede se si spara ad un ladro in fuga?

Nel caso in cui una persona spari ad un ladro in fuga, come quanto accaduto sulla Cassia, non si configura la difesa legittima in quanto viene a mancare il primo principio elencato sopra, ossia quello di pericolo attuale. Già la Giurisprudenza con diverse sentenze ha affermato in maniera inequivocabile che se un ladro scappa è "un pericolo ormai passato" dunque non si può parlare di difesa legittima, a prescindere da ciò che il ladro abbia precedentemente fatto prima di scappare. Tuttavia si tratta di un dicorso generale, esistono poi particolari situazioni che vanno valutate caso per caso.

Cosa rischia la guardia giurata ora che l'accusa cambia da tentato omicidio ad omicidio?

Con l'accusa che cambia da tentato omicidio ad omicidio è necessario capirne la declinazione, ossia se preterintenzionale, colposo o altro. Il delitto tentato, spiega l'articolo 56 del codice penale, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni se la pena stabilita è quella dell'ergastolo, in altri casi è diminuita ad un terzo o a due terzi. Per l'omicidio volontario l'articolo 575 del codice penale indica una pena minima non inferiore a ventuno anni.

C'è differenza se una persona spara a un ladro in casa propria o a casa di altri?

No, non cambia nulla se una persona che spara a un ladro si trovi in casa propria o di altri. L'articolo 52 del codice penale è una guida nel capire se ad un determinato caso può essere riconosciuta appunto la legittima difesa. Bisogna sempre fare riferimento ai quattro principi del pericolo attuale, l'ingiustizia, l'aggressione di un diritto proprio e la reazione all'offesa. Difesa legittima c'è quando una persona viene minacciata con una pistola puntata contro e non ha altro modo di difendersi che sparare.

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