Vincitori e sconfitti. Elly Schlein e Stefano Bonaccini, certamente. Ma dietro al risultato delle primarie del Pd a Roma c'è una partita che si è giocata al buio, dietro al sipario, il cui risultato è invisibile, ma esiste e potrebbe cambiare gli equilibri del partito nella Capitale.
I gazebo sono il proseguimento della battaglia che era già cominciata alle Regionali ed è continuata nei congressi di circolo riservati agli iscritti. C'è chi il risultato di Schlein lo marca da vicino, lo rivendica e sottolinea che a Roma qualcuno ha perso: sicuramente Base Riformista, gli ex ‘renziani' che nella Capitale fanno riferimento a Patrizia Prestipino.
Ma ci sono altri due sconfitti, ben più pesanti: il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il suo sponsor numero uno, il deputato Claudio Mancini, storico esponente romano del Pci prima, poi dei Democratici di Sinistra e del Partito democratico.
Non solo: a ‘tifare' per Bonaccini erano anche molti assessori, Sabrina Alfonsi su tutti, e diversi consiglieri, tra cui Giulia Tempesta, Riccardo Corbucci e la capogruppo dem in assemblea capitolina, Valeria Baglio. Per quanto riguarda le minisindache del centro storico Lorenza Bonaccorsi ha sostenuto Bonaccini mentre Francesca Del Bello ha votato per Schlein. Soprattutto in quei quartieri, la neoeletta segretaria del Pd ha trionfato.
E chi sosteneva Elly Schlein? Certamente il risultato a Roma (il 68 per cento contro il 32 di Bonaccini) è frutto anche di un voto di opinione e del consenso tra donne, giovani e giovanissimi. Ma all'interno del partito c'è chi sta lavorando per rivendicare il risultato: Zingaretti e la sinistra, sicuramente, ma anche AreaDem, l'area che fa riferimento all'ex segretario dem e ministro della Cultura, Dario Franceschini.
Tradotto, nel Lazio: il segretario regionale del Pd e senatore Bruno Astorre, l'ex vice di Zingaretti in Regione, Daniele Leodori, e Michela Di Biase, deputata, moglie di Franceschini, ex consigliera regionale e capogruppo capitolina, che certamente avrà un ruolo importante nella segreteria di Schlein.
La battaglia sotterranea nel Pd romano era cominciata nei congressi di circolo, dove pure Schlein aveva vinto abbastanza nettamente (il 44 per cento contro il 38 per cento di Bonaccini), ma soprattutto alle Regionali.
I ticket dei candidati consiglieri servivano proprio per ‘pesare' le forze interne al partito: per AreaDem schierati Daniele Leodori ed Emanuela Droghei, per Zingaretti l'ex assessore regionale Massimiliano Valeriani e per la coppia Gualtieri-Mancini, con l'appoggio di Base Riformista, Mario Ciarla ed Eleonora Mattia. Quella partita è stata vinta proprio da Ciarla e Mattia su Valeriani, Droghei e Leodori (che però ha conquistato moltissime preferenze in provincia di Roma, ‘terreno di caccia' di Bruno Astorre). Insomma, Mancini poteva rivendicare la vittoria.
È per questi motivi che il sindaco Gualtieri, su cui cominciavano a piovere critiche anche interne, è uscito indebolito dai gazebo e adesso potrebbe dover fronteggiare anche il fuoco amico. Per ora non è in discussione, ma certamente il risultato delle primarie nella Capitale cambierà la geografia interna al partito e qualcosa, anche in giunta, potrebbe presto cambiare.