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Gli studenti de La Sapienza sono in sciopero della fame e si sono incatenati al rettorato, dopo gli scontri con la polizia

“Cessare il fuoco e stop agli accordi di ricerca con Israele” è l’appello degli studenti, che oggi si sono incatenati al rettorato dell’Università La Sapienza di Roma in sciopero della fame. Chiedono l’attenzione della rettrice Antonella Polimeni.
A cura di Alessia Rabbai
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Gli studenti in sciopero della fame
Gli studenti in sciopero della fame

Alcuni studenti e studentesse si sono incatenati al rettorato dell'Università di Roma La Sapienza e hanno iniziato uno sciopero della fame "contro il genocidio", per chiedere "lo stop degli accordi di ricerca con Israele" e per lanciare un appello alla rettrice Antonella Polimeni: "Ascoltaci". Gli studenti hanno intrapreso la mobilitazione non violenta a sostegno della Palestina nella mattinata di oggi, mercoledì 17 aprile, all'indomani del corteo e degli scontri, che hanno portato al ferimento di 25 poliziotti e 2 carabinieri, al danneggiamento di una volante e all'arresto di due persone, un ragazzo e una ragazza, che hanno cercato di entrare all'interno del Senato accademico e del commissariato.

L'appello degli studenti in sciopero della fame

"Ci rivolgiamo a tutti coloro le cui coscienze sono scosse dalle terribili immagini del genocidio in corso a Gaza, dalla preoccupante condizione in cui versano tutti i territori palestinesi sotto attacco continuo, e dalla possibilità sempre più reale di una escalation generalizzata della guerra in Medio oriente e non solo. Siamo arrivati alla scelta di questa forma di protesta non violenta, dopo mesi di una mobilitazione eterogenea e diffusa, che ha visto in diversi settori della società una presa di posizione netta contro le guerre, per un cessate il fuoco, per fermare l'escalation in corso che rischia di trascinare il mondo in una terza guerra mondiale. A tutto questo però è corrisposto soltanto un preoccupante avvitamento antidemocratico che nei casi più estremi si è tradotto anche in manganelli e violenza repressiva su studenti e studentesse, tanti gli ultimi eventi noti.

È poi proprio nell'università, da tempo fulcro della coscienza critica, che una convergenza di professori, ricercatori, studenti e studiosi di ogni genere, ha messo all'ordine del giorno la necessità di mettere fine alle collaborazioni di ricerca e didattiche che legano la formazione all'industria della guerra e ad Israele, e in alcuni atenei come quelli di Torino, Pisa, Bari, Napoli e Milano questa battaglia ha conquistato alcune importanti vittorie.

Oggi non riusciamo a vedere altro che l'urgenza di fare di più e fare meglio: siamo in sciopero della fame perché il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c'è più tempo di aspettare. E siamo incatenati e in sciopero della fame al rettorato della Sapienza perché è dal cuore della più grande università d'Europa, che ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento.

Ci appelliamo qui a tutti i soggetti democratici, pacifisti e della società civile a sostenerci in queste ore e a dare risonanza a questo percorso che vuole lo sganciamento da qualsiasi complicità e fermare l'escalation. Chiediamo inoltre che la rettrice convochi urgentemente un momento di confronto largo e aperto tra tutte le componenti dell'Ateneo per far emergere con forza le ragioni di chi vuole il cessate il fuoco immediato e la fine del genocidio a Gaza. Invitiamo tutti gli studenti, docenti, ricercatori e chiunque sia a favore della pace ad unirsi a noi nelle proteste di questi giorni".

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