Gli albergatori romani mettono a disposizione gli hotel per i pazienti asintomatici di coronavirus
Gli hotel sono chiusi o comunque pressoché vuoti perché di turisti, in queste settimane, ne sono passati pochissimi a Roma. E per questo gli albergatori romani vorrebbero contribuire con le loro strutture ad aiutare la Regione Lazio a contenere la seconda ondata della pandemia da coronavirus. La proposta di Federalberghi, con una lettera inviata firmata dal presidente Bernabò Bocca e dalla sindaca di Roma Virginia Raggi e inviata al presidente del Consiglio Conte e a quello della Regione, Zingaretti, è quella di ospitare negli alberghi della Capitale i pazienti asintomatici, paucisintomatici oppure le persone semplicemente in quarantena e, che problemi di spazi, sarebbe meglio non trascorressero l'isolamento in casa insieme ai loro familiari. Questo potrebbe essere possibile dalle risorse destinate dal governo alle imprese economiche in difficoltà e, quindi, a questo punto anche agli alberghi impegnati nell'accoglienza dei pazienti. Questa misura, vista la crisi del settore turistico, potrebbe essere di sostegno alle imprese alberghiere presenti nella Capitale, si legge ancora nella lettera. L'ospitalità alberghiera, suggeriscono ancora Raggi e Bocca, dovrebbe essere associata all'assistenza medica delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) in modo da non gravare sui medici di famiglia.
Chi sono i pazienti che potrebbero essere trasferiti negli hotel
Nel Lazio l'assessore D'Amato ha già stretto accordi con alcune strutture alberghiere (circa 500 posti in totale) proprio per trasferire lì i pazienti non così gravi da avere necessità di un'assistenza ospedaliera 24 ore su 24 e quindi liberare quanti più posti letto ospedalieri sia possibile. Il Lazio, infatti, è una delle regioni con un più alto tasso di ospedalizzazione, ma a volte il ricovero si rende necessario soltanto perché il paziente, pur non presentando sintomi gravi, non ha alcun posto dove trascorrere l'isolamento in sicurezza e con probabilità minime di infettare altre persone (come per esempio i familiari). D'altro canto negli ospedali ci sono anche pazienti che guariscono, clinicamente parlando, ma che sono ancora positivi e quindi devono restare ancora in isolamento. Anche queste persone, quindi, potrebbero essere trasferite in strutture alberghiere riconvertite ad hoc per la situazione.