Il centrosinistra nel Lazio è a un passo dal disastro, da consegnare alla destra la Regione Lazio e alla distruzione del campo largo messo in piedi da Nicola Zingaretti. Ieri la situazione è precipitata dopo un retroscena di Repubblica, che raccontava come il tavolo di discussione nazionale tra Giuseppe Conte e il PD per trovare un accordo sulle prossime scadenze elettorali stesse naufragando.
La strategia del Movimento 5 Stelle di svuotare e sostituire il Partito Democratico deve passare anche per le elezioni locali, dove storicamente i pentastellati raggranellano magri risultati rispetto alle competizioni nazionali, per questo Conte è pronto a rifiutare le proposte di alleanza anche nel Lazio dove il M5S già governa oggi con il PD. Una strategia politica di medio termine che – con un pizzico di cinismo – prevede di regalare alla destra anche il governo della Regione Lazio, di marginalizzare la classe dirigente locale (Roberta Lombardi e Valentina Corrado, oggi assessore della giunta Zingaretti lavorando da mesi per l'accordo) pur di relegare i dem al rango di gregari.
Così ieri Daniele Leodori, vicepresidente uscente e in corsa per la poltrona di governatore ha fermato i giochi: "In questo momento il progetto del campo largo mi sembra più fragile e ne prendo atto. Non sta a me giudicare le scelte di altri partiti, ma, è chiaro che la mia disponibilità fosse legata fortemente alla possibilità di proseguire questa esperienza. Per quello che mi riguarda, continuerò a lavorare per realizzare questo disegno unitario finché sarà possibile". Basta discutere di nomi se non si scioglie l'ambiguità sulla coalizione.
Il Movimento 5 Stelle potrebbe essere pronto quindi a testare nel Lazio il "suo" centrosinistra, con il Movimento 5 Stelle che farebbe il ruolo del PD, e la sinistra si vedrebbe interpretata dall'aggregazione organizzata da Stefano Fassina e Alfonso Pecoraro Scanio. Si cerca ancora chi può svolgere il ruolo di altri comprimari per allargare la coalizione, magari i dem una volta svuotati di consensi potrebbero fare la parte dei centristi al prossimo giro. È più o meno questa l'idea.
Una road map piena d'incognite, soprattutto a guardare i risultati raggranellati nel Lazio dai pentastellati alle ultime amministrative. Se a Roma la sindaca uscente Virginia Raggi un anno fa è arrivava quarta dopo alle spalle di Carlo Calenda, il Movimento 5 Stelle si è visto cancellato a Guidonia Montecelio (terza città del Lazio) dopo aver governato con un monocolore, ed è rimasto fuori dai consigli comunali di Latina, Rieti e Frosinone. Nota bene: il risultato è stato il medesimo sia in alleanza con il PD che in solitaria.
E del gruppo pentastellato in Regione Lazio cosa è stato? Le già citate Lombardi e Corrado vogliono l'alleanza con il centrosinistra, anche perché non sono più candidabili, Francesca De Vito è passata con Fratelli d'Italia e Davide Barillari è diventato uno dei leader della formazione no vax Vita. Marco Cacciatore è entrato in Europa Verde. Il resto dei consiglieri aspettano di sapere cosa sarà di loro senza poter partecipare al dibattito tutto centralizzato da Conte.
I retroscenisti danno la colpa della situazione al sempieterno Goffredo Bettini, che persuaso di percorrere la strada del Conte Rosso si starebbe vendicando del PD colpevole di non avergli dato retta, lasciando anche fuori dalle liste la sua carta per la sfida del Lazio, l'ex europarlamentare e presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra. Ma le manovre di caminetto non sono oggi un segreto per nessuno, e il dibattito sarebbe ora che diventasse di dominio pubblico. E ora che le carte sono scoperte che si fa? Uniti PD e M5S possono vincere nel Lazio, ereditando anche un certo consenso della stagione di Zingaretti, divisi sono destinati a perdere. I dem di ogni corrente vogliono l'alleanza, sono stati chiari, il Movimento 5 Stelle deve sciogliere la riserva. Giuseppe Conte, che ha avocato a sé la decisione deve dire una parola di chiarezza e magari, tornando in questo si alle origini del Movimento, far prendere la parola a iscritti ed elettori o accettare di misurarsi con le primarie di coalizione.