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Giulio Camilli accusato di aver ucciso la moglie: “L’ha isolata dal mondo, le impediva di uscire”

Giulio Camilli è l’uomo che il primo gennaio ha portato la moglie Rosa D’Ascenzo in ospedale, sostenendo fosse caduta dalle scale. Ha rifiutato di collaborare con gli inquirenti.
A cura di Natascia Grbic
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Un uomo violento, che impediva alla moglie di uscire di casa e l'aveva isolata dal resto del mondo, costringendola a non allontanarsi da quel casolare nella campagna in provincia di Roma dove aveva scelto di abitare. Così il giudice per le indagini preliminari descrive Giulio Camilli, l'uomo accusato di aver ucciso la moglie Rosa D'Ascenzo e adesso in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato. La donna è la prima vittima di femminicidio del 2024: Camilli ha portato il corpo senza vita di D'Ascenzo all'ospedale di Civita Castellana, sostenendo che fosse caduta dalle scale. Una versione che non combacia con le ferite riscontrate dai medici sulla salma della donna.

Ecchimosi sulle mani, sulle gambe, al tronco e agli arti superiori, addirittura morsi: questi i segni che i medici dell'ospedale di Civita Castellana hanno trovato sul corpo di Rosetta D'Ascenzo. Non solo: nella loro abitazione sono state trovate tracce ematiche sul lato esterno della porta d'ingresso, su un pezzo di legno in giardino, su un tubo metallico in cucina, sul frigorifero e su una padella in cucina. Il materiale è stato sequestrato per essere analizzato, in un quadro che sembra molto poco compatibile con una caduta dalle scale.

Giulio Camilli viene descritto dal gip come "un uomo dispotico e, a volte, violento, che viveva in una condizione di totale isolamento dal resto del mondo, litigando spesso con la moglie, cui vietava di uscire di casa". Si è rifiutato di collaborare con i carabinieri che indagano sul caso, ha rifiutato di rispondere a ogni domanda e ha fatto finta di trovarsi in stato confusionale. Una strategia, secondo gli inquirenti, che non gli ha evitato l'arresto.

"L’indagato non è apparso affatto confuso o agitato, ma solo chiuso in un volontario silenzio, determinato a non collaborare in alcun modo con la Autorità – si legge nella relazione stilata dal giudice -. Emblematico, in tal senso, l’iniziale rifiuto di firmare il verbale per una lamentata incapacità, subito superata su richiesta del difensore, mentre risulta dagli atti che il 3 gennaio scorso, alla presenza del PM venuto ad interrogarlo, declinava le proprie generalità, dichiarando di non voler rispondere alle domande sul fatto contestatogli”.

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