Giuliano Castellino: romanzo nero del più trasformista dei fascisti romani
Giuliano Castellino lo conoscono davvero tutti a Roma nel mondo della destra e dell'estrema destra. E la ragione è semplice: nella sua lunga carriera è saltato da un gruppo all'altro a seconda della convenienza del momento, dove trovava uno spazio per un po' di visibilità, andando dalla destra neofascista più dura alla corte di Gianni Alemanno quando era sindaco di Roma, e poi ritorno. Infaticabile organizzatore, non gli si può di certo rimproverare la fantasia e l'inventiva, in una biografia dove affari personali (non sempre limpidissimi) e neofascismo si intrecciano costantemente.
Cominciamo a raccontare questa lunga storia di piroette e voltafaccia da un'istantanea: è il 17 aprile del 2011 quando si tiene la conferenza "I Movimenti per Roma Capitale, destra sociale in azione". Nel giorno del rastrellamento nazista del Quadraro il sindaco di Roma partecipa alla convention organizzata dal "Popolo di Roma", una sigla nata con l'obiettivo di organizzare la militanza giovanile della destra dal volto pulito, vicinissima ad Alemanno, al capo della quale ci sta proprio Giuliano Castellino.
Ma come ci è arrivato su quel palco Castellino? La sua carriera di militante di estrema destra inizia a metà degli anni Novanta. Sono gli anni dei naziskin, quando il neofascismo si incista nelle curve in maniera più plateale. Una svolta sarà data dal ritorno in Italia di Roberto Fiore e Massimo Morsello che, terminata la latitanza in Inghilterra tornano in patria e fondano Forza Nuova. Il nuovo movimento riesce ad aggregare vecchi reduci e nuovi militanti con il bomber nero e la testa rasata, dando una struttura a una galassia sfilacciata e rissosa.
Tra loro c'è anche Giuliano Castellino che in quegli anni viene compare anche nell'inchiesta sulla bomba al cinema Nuova Olimpia nel 1999. Questa la rivendicazione con cui viene fatto ritrovare l'ordigno artigianale, come fosse una riedizione della Roma degli anni di piombo: "Abbiamo messo dentro il covo degli ebrei e dei loro servi. Abbiamo colpito dietro il parlamento, simbolo del potere sionista. Stavolta siamo stati clementi, la nostra mano non è stata forte, la prossima faremo di peggio. Movimento antisionista, contro tutti gli ebrei e il loro potere, viva la vittoria".
Ma prima di Forza Nuova, all'inizio degli anni Novanta, Castellino si muove a cavallo tra la Curva Sud e la militanza politica, e qui stringe un sodalizio con Maurizio Boccacci, il capo di quel Movimento Politico che sarà sciolto sulla base della Legge Mancino che punisce l'istigazione all'odio razziale. Così racconterà in "Fare Quadrato", giornaletto per la formazione dei giovani quadri di Fiamma Tricolore, quell'esperienza anni dopo: "I primi anni novanta furono caratterizzati da una nuova ventata movimentistica, certamente diversa da quella precedente. Furono gli anni della lotta all’immigrazione [i primi a proporla in Italia] e dell’antagonismo alla partitocrazia avvelenata da tangentopoli. Ci fu il ritorno nelle borgate e soprattutto di un sano ritorno al fascismo".
Il primo sodalizio con Forza Nuova avrà un segno duraturo nella vita anche privata di Castellino: si sposerà e metterà su famiglia – per poi divorziare dopo alcuni anni – proprio con la figlia di uno dei fondatori, Morsello morto nel 2001. Poi, sempre con Boccacci, Castellino fonderà la nuova Base Autonoma, con la quale entrerà subito dopo in Fiamma Tricolore. Siamo nella seconda metà degli anni Duemila, quando avviene un altro incontro fondamentale per il suo percorso, quello con Gianluca Iannone e CasaPound. Di fatti in questi anni, pur mantenendo delle proprie strutture di riferimento ad esempio occupando Casa Italia Prati, un palazzo in via Valadier che sarà sgomberato nel 2009, il percorso di Castellino è tutt'uno con quello di CasaPound. Castellino e Iannone elaborano la strategia dello "squadrismo mediatico", girando con delle "camionette" per il centro di Roma con la musica a tutto volume imitando gli squadristi del ventennio, o dando vita ad alcune azioni più o meno spettacolari di cui la più riuscita è sicuramente l'assalto alla bolla del Grande Fratello a Ponte Milvio. Insieme i due leader decidono di uscire da Fiamma Tricolore e insieme decidono di tentare la candidatura nelle liste della Destra.
Ma come tutto nella vita di Castellino, anche il sodalizio con CasaPound e Iannone dura poco, così come quello con il suo vecchio mentore Maurizio Boccacci che si allontana dalle nuove leve per fondare Militia, sigla dell'ultradestra esplicitamente antisemita e suprematista. Poi si inabissa per qualche tempo, di lui si perdono le tracce, fino a quando non lo ritroviamo come abbiamo visto impegnato nel sostegno a Gianni Alemanno. L'aria di sconfitta che aleggia sulla fine dell'esperienza della destra in Campidoglio convince però Castellino a tornare piano piano indietro rispetto alla rispettabile politica istituzionale. Comincia così il suo viaggio a ritroso, in un itinerario che percorre questa volta a passo di gambero. Nel 2012 il Popolo di Roma si lancia nelle braccia della Destra di Francesco Storace. Fino al 2016 Castellino tenta di guidare in un nuovo corso il partito dell'ex presidente della Regione Lazio, organizzando cortei e tentando di farlo diventare un nuovo elemento di attrazione per l'estrema destra. Tentativo che fallisce anche perché in contemporanea CasaPound si impone come polo organizzativo a livello nazionale, in una crescita che azzera praticamente tutte le altre sigle.
Allora arriva l'ennesima giravolta e l'abiura, Castellino mette nero su bianco di aver sbagliato tutto e ricomincia dove tutto era iniziato. Riprende l'antico sodalizio con Maurizio Boccacci, mette insieme una scalcagnata truppa di camerati e li mette a disposizione di Roberto Fiore e Forza Nuova, passando per una serie di sigle ombrello che durano solo una stagione come "Roma ai romani" e "Movimento Sociale Europeo". Il resto è storia recente: prima le campagne razziste nelle periferie contro l'assegnazione delle case popolari a rom e cittadini di origine straniera, la gara con CasaPound a chi la spara più grossa contro i centri d'accoglienza, fino a prendere la testa delle manifestazioni no vax e no green pass e all'assalto alla Cgil.
Mostra ancora una volta di non avere il senso del ridicolo annunciando a più riprese la conquista delle periferie da parte di Forza Nuova, strombazzando ogni due giorni rivoluzioni e rivolte, ma allo stesso tempo è indubbiamente stato capace di prendere il tempo nella nuova fase politica, fiutando sempre il momento opportuno per salire sul palco, costruendo alleanze con altrettanto improbabili soggetti anti vaccinasti e complottisti per semplice opportunismo. Un attivismo instancabile quello del caporione dell'estrema destra romana, tornato di recente anche in Curva Sud dopo anni di lontananza dopo la breve parentesi del gruppo Padroni di Casa fondato ai tempi di CasaPound e Fiamma Tricolore, ma che ha pagato con continui provvedimenti giudiziari: avvisi orali, obblighi di residenza e di firma, arresti domiciliari, fino alla custodia cautelare in carcere.
Quell'etto di cocaina per "uso personale"
Ma è il nostrissimo è stato coinvolto anche in vicende dal risvolto penale che nulla hanno a che fare con la politica. Alla vigilia di Capodanno del 2015 viene fermato davanti allo Stadio Olimpico mentre attraversa con il rosso con il suo scooter: sotto la sella i carabinieri scoprono un etto di cocaina. Passa la notte di festa in una cella di sicurezza, poi all'udienza per direttissima il giudice decide di rimandarlo a casa stabilendo che lo stupefacente era per uso personale.
Una truffa sul cibo per celiaci e una discoteca abusiva
Passa qualche anno e Castellino viene coinvolto in un'inchiesta su dei rimborsi truffa ottenuti sul cibo per celiaci: un giro d'affari di qualche milione di euro che gli costa anche una condanna. In mezzo c'è anche il tentativo di fare un insospettabile discoteca in un'area occupata all'Acqua Cetosa in zona Flaminio a due passi dal Tevere. Si chiamava "Circolo Poligrafico", ingresso con cocktail, frequentazione insospettabile, dj alternativi e dietro sempre lui, Castellino con il solo obiettivo di riempire la cassa con un locale abusivo. Quando viene sgomberato all'interno le forze dell'ordine trovano 143 bombe carte pronte all'uso, un arsenale che si ipotizza potesse servire ai gruppi ultras in caso di scontri al vicino stadio Olimpico.