Giornata mondiale dei disturbi alimentari: “Triplicati con la pandemia, allarme tra gli adolescenti”
In Italia tre milioni di persone soffrono di disturbi del comportamento alimentare, il 95,9 per cento sono femmine, il 4,1 per cento maschi, con un abbassamento della fascia d'età. La pandemia e il lockdown hanno incrementato le diagnosi Dca di pazienti nuovi, ma al tempo stesso anche tante ricadute di chi già aveva intrapreso un percorso di guarigione. Sono adolescenti e adulti, ma anche bambini che, complice la costrizione a restare chiusi in casa, privati delle proprie attività e socialità, si sono trovati soli, in una spirale di pensieri rivolti in maniera ossessiva verso il cibo. Fanpage.it in occasione del 2 giugno, Giornata mondiale contro i disturbi del comportamento alimentare, ha intervistato medici del Santa Maria della Pietà e di Palazzo Francisci a Todi, per capire motivi e ripercussioni dell'aumento dei dati in pandemia e i pazienti per raccontare i loro stati d'animo.
"Durante il lockdown pensavo solo al cibo"
Un'adolescente ha raccontato come ha vissuto il lockdown con l'anoressia nervosa: "Ero molto insicura, i pensieri che tenevo repressi con la pandemia si sono rifatti vivi, sono riemersi dentro di me. Sentivo di aver bisogno di maggiore fiducia in me stessa: questo disturbo ti illude di dartela, invece ti chiede sempre di più. Prima del lockdown avevo dei problemi con il cibo, verso il quale prestavo particolare attenzione, ma nel mio caso la pandemia ha inciso molto sul mio disturbo alimentare portandolo a galla, ho cominciato a restringere la quantità di cibo che mangiavo e a fare iperattività".
"Disturbi alimentari triplicati tra adolescenti in pandemia"
"La richiesta di valutazione per disturbi del comportamento alimentare, considerando tutta la popolazione è praticamente raddoppiata, ma se prendiamo in esame solo la fascia adolescenziale il dato si triplica" spiega Armando Cotugno, direttore del Centro disturbi del comportamento alimentare della Asl Roma 1. I motivi, continua il dottore "risiedono nell'isolamento forzato e nella rottura delle normali routine, come l'allontanamento da scuola e dalle reti sociali. Risultati di ricerche mettono in luce come l'isolamento sociale abbia un effetto su alcune aree cerebrali, che sono le stesse che governano la motivazione cosiddetta appetitiva, il nostro desiderio di cibo e vitalità".
"Social network complici dell'isolamento"
Anche Palazzo Francisci, il centro di disturbi del comportamento alimentare di Todi che da vent'anni ospita ragazzi e ragazze che soggiornano per intraprendere un percorso di guarigione, da marzo 2020 ha dovuto affrontare l'emergenza sanitaria e tutto ciò che ne è conseguito: "Il lockdown ha inciso sulla vita della comunità, perché i pazienti non potevano uscire né vedere i famigliari" ha detto Laura Dalla Ragione, direttrice del Centro per i Dca dell'Usl Umbria 1. Un ruolo determinante nell'isolamento, spiega Bianca Rinaldo, psicoterapeuta, lo hanno rivestito anche i social network: "Spesso i ragazzi ci dicono che seguivano qualcuno, video di coetanei che mangiano molto poco e che tendono ad emulare".
Di Alessia Rabbai e Simona Berterame