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Giornalisti aggrediti mentre riprendono un arresto: condannati quattro membri del clan Casamonica

L’8 maggio 2018 quattro membri del clan Casamonica aggredirono il giornalista Nello Trocchia, l’operatore della Rai Giacomo De Buono e Micaela Farrocco di La7 mentre stavano riprendendo l’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di un membro della loro famiglia.
A cura di Natascia Grbic
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Sono stati condannati per violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale quattro appartenenti al clan Casamonica che l'8 maggio 2018 aggredirono il giornalista Nello Trocchia, l'operatore della Rai Giacomo De Buono e Micaela Farrocco di La7. I giornalisti stavano riprendendo l'arresto di un membro del clan Casamonica, quando sono stati aggrediti dai familiari, infastiditi dalla loro presenza.

Insulti, botte e strumentazione danneggiata: questo il bilancio di quanto accaduto quel giorno alla Romanina nei confronti di Trocchia, De Buono e Farrocco. Gli arrestati erano ritenuti responsabili del pestaggio avvenuto il mese prima all'interno del Roxy Bar, dove una donna disabile e la titolare del negozio erano state picchiate da alcuni appartenenti al clan Casamonica che non volevano rispettare la fila in cassa.

"Questa sentenza rappresenta un segnale importante per la tutela della libertà di informare – ha dichiarato il segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc), Claudio Silvestri, costituitosi parte civile al processo – I dati forniti dal Viminale sulle minacce ai cronisti sono molto preoccupanti. Sono anni che chiediamo di intervenire a livello legislativo, prevedendo di inserire nel nostro ordinamento una aggravante per chi minaccia o aggredisce un giornalista per metterlo a tacere".

L'aggressione al Roxy Bar è avvenuta il primo aprile 2018. "Qua comannamo noi", dissero ai gestori del bar, mentre picchiavano la donna. I giudici, nella sentenza di condanna per l'aggressione al Roxy Bar, hanno sottolineato "il carattere di deviante ‘esemplarità' delle reazioni – assolutamente spropositate – all'indirizzo dei malcapitati che in un modo o nell'altro si erano permessi di fronteggiarli". In più viene ricordato "il timore palesato dagli altri sei o sette avventori presenti, che si erano ben guardati dal prestare aiuto alla donna che veniva ripetutamente frustata e picchiata, e che trova razionale giustificazione soltanto nel timore di successive ritorsioni".

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