Funerali di Angelo Licheri, applausi per l’ultimo saluto all’eroe di Vermicino
I funerali di Angelo Licheri sono stati celebrati ieri, martedì 19 ottobre, presso la chiesa di San Paolo Apostolo a Nettuno. Soprannominato l'Angelo di Alfredino Rampi, Licheri nel giugno del 1981, dopo aver letto un trafiletto sui giornali, si offrì volontario e si fece calare nel pozzo artesiano di Vermicino in cui era caduto il bambino di sei anni. Tentò il possibile per cercare di afferrarlo e riportarlo in superficie, purtroppo senza riuscirci e portandosi dentro un grande dolore per tutto il resto della vita. È morto nella notte di lunedì scorso all'età di settentasette anni. La cerimonia si è tenuta alla presenza di una piccola folla di persone, tra le quali c'erano il sindaco di Nettuno Alessandro Coppola, i rappresentati della protezione civile e del Centro di Ascolto Alfredo Rampi. Silenzio e commozione, poi un grande applauso al passaggio della bara portata a spalla per salutarlo l'ultima volta. "Angelo è stato un esempio di altruismo rischiando la propria vita per salvare quella di un bambino – ha detto il sindaco del Comune nel quale Licheri ha trascorso gli ultimi anni della sua vita – Ci lascia questo sentimento di altruismo che deve essere per noi una guida soprattutto nei momenti di difficoltà. Una grande persona che in vita non ha avuto il compenso che meritava".
Angelo Licheri si calò nel pozzo di Vermicino per salvare Alfredino Rampi
Fanpage.it ha intervistato Licheri facendosi raccontare da uno dei protagonisti la tragedia di Vermicino quarant'anni dopo: "Appena sceso con le mani l'ho toccato, con un dito gli ho pulito la bocca, poi gli occhi. Lui rantolava. Lavoravo per cercare di liberargli le mani per infilargli l'imbracatura. L'ho messa partendo dalle spalle, girando sotto alle ascelle e riportandola indietro. Ho intimato il tirate su, ma hanno dato uno strattone e il moschettone si è sganciato. Ho provato a prenderlo sotto le ascelle, ma davano strattoni impossibili. Quando l'ho preso dai polsi hanno tirato ancora e gli ho spezzato il polso sinistro. L'ho preso per l'indumento, ho sentito che cedeva. A quel punto gli ho lanciato un bacio e sono tornato su". "Per il suo atto di eroismo e generosità verso il prossimo Licheri non ha ricevuto alcun riconoscimento in vita" ha detto a Fanpage.it il soccorritore Tullio Bernabei, mentre Pietro Badaloni, uno dei giornalisti che ha condotto la diretta Rai per documentare le operazioni di soccorso che hanno fatto rimanere l'Italia con il fiato sospeso ha ricordato che "una volta spente le luci dei riflettori, è stato completamente abbandonato dalle istituzioni".