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“Fr*cio, quando s’ammazza?”: Festa del Cinema, insulti al film contro l’omofobia. Interviene Valditara

Alcuni studenti hanno urlato insulti omofobi durante l’anteprima del film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, alla Festa del Cinema di Roma. Sul caso è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
A cura di Natascia Grbic
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“Fr*cio”, “ma questo quanno s’ammazza”. Sono questi alcuni degli insulti proferiti da un gruppo di studenti durante l'anteprima del film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa‘ ad ‘Alice nella città', rassegna dedicata ai giovani all'interno della Festa del cinema di Roma. Frasi ed esternazioni che hanno scatenato un'ondata d'indignazione: il film è infatti dedicato alla storia di Andrea Spezzacatena, un giovane che a quindici anni si tolse la vita a causa dei continui episodi di bullismo nei suoi confronti.

La mattina del 24 ottobre diverse scolaresche sono state invitate alla visione del film, proprio per sensibilizzare i più giovani sul tema. Un'occasione per parlare del bullismo e dell'omofobia balzata agli onori delle cronache purtroppo proprio per i commenti d'odio di alcuni ragazzi. Il ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha dichiarato di voler incontrare quei ragazzi, e di essersi già attivato per far sì che i responsabili siano individuati.

La reazione di Teresa Manes

Sul caso è intervenuta la madre di Andrea Spezzacatena, Teresa Manes, che dalla morte del figlio si occupa proprio di combattere omofobia e bullismo. "Quanto accaduto il 24 mattina ad "Alice nella città" dà la misura dei tempi che viviamo – ha scritto la donna in un post su Facebook – Un gruppo di studenti, accompagnati (e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film ‘Il ragazzo Dai Pantaloni Rosa', ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti come macigni. ‘Froxio', ‘Ma quando s'ammaxxa', ‘Gay di mxxxa', sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto".

‘Credo fermamente che noi adulti dobbiamo essere esempio e guida per le nuove generazioni. Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza. Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c'è l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia. Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio. Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. Venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre. Si parla di educare all'empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima, Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare si".

Valditara: "Voglio incontrare quei ragazzi"

Sul caso degli insulti omofobi è intervenuto anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. In un'intervista rilasciata a Il Messaggero, Valditara ha dichiarato di aver chiesto alla direttrice dell'Ufficio scolastico regionale Anna Paola Sabatini "di attivarsi per individuare i responsabili degli atti di volgare inciviltà avvenuti giovedì in platea. Voglio incontrarli e guardarli negli occhi. Mi auguro ci siano da parte delle scuole sanzioni severe nei loro confronti. Mi chiedo come sia possibile questa disumanità, il non avere neanche la compassione di sentire il dolore dell'altro, il dolore di una madre, il dolore di quel povero ragazzo".

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