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Francesco torturato prima di ‘cadere’ dal quinto piano: in casa sangue e odore di candeggina

L’ipotesi è che i creditori ai quali Francesco Vitale doveva 500mila euro per debiti di droga lo abbiano pestato e torturato prima di farlo ‘cadere’ dal quinto piano dell’appartamento alla Magliana.
A cura di Natascia Grbic
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Tracce di sangue, e un forte odore di candeggina: questo è quanto si sono trovati davanti i carabinieri del Ris quando sono entrati al quinto piano dell'appartamento di via Pescaglia a Magliana, la casa da dove è ‘caduto' Francesco Vitale, il pr morto in circostanze ancora da chiarire cinque giorni fa. Tutta l'abitazione era stata messa a soqquadro, come se l'uomo avesse lottato per la sua vita prima di precipitare nel vuoto e spegnersi su un marciapiede della capitale.

Secondo quanto riportato da il Messaggero, è molto probabile che quando il 45enne sia precipitato dal balcone al quinto piano era ferito gravemente. L'ipotesi è che ci sia stata una colluttazione tra Vitale e chi l'ha ucciso, molto probabilmente creditori ai quali l'uomo doveva dei soldi. Gli investigatori hanno infatti scoperto che l'uomo aveva debiti per 500mila euro con la criminalità organizzata. Molto probabilmente soldi che gli erano stati prestati per comprare stupefacenti da usare nelle serate che organizzava per lavoro tra Bari e Ibiza.

Francesco Vitale era arrivato a Roma dalla Puglia, dove viveva. Chi indaga pensa che sia stato costretto ad andare nell'appartamento, dove è stato picchiato e molto probabilmente poi gettato dal balcone. Al momento, sempre secondo quanto riporta il quotidiano romano, c'è un solo indagato: si tratta del proprietario dell'abitazione, ma è ancora caccia agli aguzzini della vittima. Forse boss della criminalità organizzata di Roma Sud, al momento ancora ignoti. La speranza è che gli esami irripetibili effettuati nell'appartamento possano dare qualche informazione su chi abbia compiuto il pestaggio e, molto probabilmente, l'omicidio.

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