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Fra un mese si vota per Expo 2030: quante speranze ha Roma di vincere la sfida con Ryad

Roma può arrivare al ballottaggio e giocarsi fino all’ultimo la partita: ecco perché la sfida con Ryad per Expo 2030 non è ancora persa per la Capitale italiana.
A cura di Enrico Tata
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Mancano quaranta giorni al voto. Riyad, la Capitale dell'Arabia Saudita, Busan, importante porto della Corea del Sud, o Roma. Expo 2030 sarà organizzato in una di queste tre città. Ma quante possibilità di vincere ha la ‘Città eterna'? La Capitale può arrivare al ballottaggio e giocarsi fino all'ultimo la partita: ne sono sicuri i dirigenti del comitato organizzatore.

Come funziona la votazione e quando si vota per Expo 2030

Il giorno da segnare con il bollino rosso è martedì 28 novembre 2023, quando a Parigi 181 delegati del BIE, Bureau International des Expositions, saranno chiamati ad esprimere la loro preferenza. Attualmente, però, sono 170 i membri che sono attualmente in regola con il pagamento delle quote, presupposto per poter esprimere il voto.

Ci sarà un primo turno e, se necessario, un ballottaggio tra le due città più votate. La soglia della prima votazione per conquistare la vittoria è di 120 voti. Secondo il ministro e direttore Generale Comitato Promotore Roma Expo 2030, Giuseppe Scognamiglio, "si tratta di un obiettivo che, a nostro avviso, non può essere raggiunto da nessuna delle tre città".

Intervenuto nel corso della Commissione Expo presieduta dall'ex sindaca Virginia Raggi, Scognamiglio ha ricordato come l'Arabia Saudita abbia impostato una comunicazione aggressiva con la vittoria già data per raggiunta: "Dicevano di aver raggiunto già quota 120, ma moltissimi degli stati che avevano annunciato come loro sostenitori, Stati Uniti compresi, hanno smentito".

Perché Roma può arrivare al ballottaggio con Ryad

Secondo le ultime previsioni, infatti, Ryad può contare su circa 90 voti, con Roma che si attesterebbe intorno ai 50 voti, con Busan terza a circa 35 voti (il 30 per cento dei voti della Capitale italiane, secondo le stime del comitato organizzatore).

"La nostra idea è che si arrivi al ballottaggio e ritengo che Roma abbia tutte le carte per arrivare al secondo turno e abbiamo ottime chance di giocarcela fino all'ultimo", ha spiegato il ministro.

Roma è sicura di poter contare al ballottaggio sui voti di Busan per due motivi: uno sostanziale, e cioè i delegati che hanno resistito finora alle lusinghe dei sauditi lo hanno fatto per un motivo legato a un campo di valori condivisi. "Su questo stiamo impostando la nostra campagna. E i valori democratici accomunano noi e la Corea, non l'Arabia Saudita". Il secondo motivo è formale e consiste nel fatto che con i coreani è stata affrontata esplicitamente la questione: chi delle due città, Roma o Busan, non riesca ad arrivare al ballottaggio, indurrà i propri sostenitori a votare per l'altra candidata.

Il segreto dell'urne e le speranze di Roma

Ecco, quindi, che Roma potrà contare sui circa 30 voti coreani e avvicinarsi molto ai numeri dell'Arabia Saudita. Non sarebbero ancora sufficienti, ma l'arma nascosta della Capitale italiana potrebbe rivelarsi proprio il segreto dell'urna: secondo le stime italiane, il giorno decisivo 40 voti ‘balleranno'. Delegati che in pratica cambieranno idea all'ultimo rispetto al primo turno o rispetto alle intenzioni di voto, osservando la situazione che si sarà venuta a creare con la prima votazione e decidendo di conseguenza.

Ci sono altri fattori su cui Roma può fare conto: la partita si gioca soprattutto sui 140 delegati su 180 che risiedono a Parigi e per questo è stato aperto un ufficio del comitato nella Capitale francese per tentare fino all'ultimo di convincere gli indecisi. Stando ai dati italiani, sarebbero circa 40 i Paesi ancora incerti sul voto e sono quelli su cui si sta lavorando in queste ore per portarli verso Roma. La stessa Francia probabilmente non voterà Roma al primo turno, ma potrebbe farlo al ballottaggio.

Il voto sarà incerto fino all'ultimo. Del resto basta pensare a ciò che accadde con Milano. Allora i membri del BIE erano 97, quasi la metà rispetto agli attuali. Il capoluogo andò al voto con un altro competitor solamente, la città turca di Smirne, e ipotizzava di perdere con quattordici voti di scarto e invece vinse con sette voti in più. Insomma, di deciso non c'è ancora nulla.

Perché la Capitale può conquistare Expo 2030

In più la Capitale ha altri vantaggi: in primo luogo la capacità e la competenza su diversi settori dell'attività produttiva, dal cibo al turismo all'automotive. L'Arabia può contare, ovviamente, solo sull'energia, e la Corea sul settore delle barche e sulla tecnologia. Una banalità, ma può contare anche questo: i membri delegati dovranno decidere anche in quale città trascorrere un anno e mezzo, per i sei mesi previsti per l'Expo, ma anche per l'anno di preparazione. I vantaggi di scegliere Roma appaiono evidenti.

Lamberto Mancini, direttore della Fondazione Expo 2030, ha aggiunto altri quattro motivi per cui Roma potrebbe prevalere sulla sfida con Ryad: la capacità organizzativa, l'attenzione alla condizione femminile che ci distingue dai competitor, l'attivismo del presidente Mattarella che, per esempio, la scorsa settimana  ha incontrato le delegazioni dei Paesi Sud Americani per fare opera di convincimento e, non ultimo, i nuovi scenari che potrebbero aprirsi dopo l'attentato terroristico di Hamas e la risposta di Israele.

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