Focolaio a Ostia: coinquilino dei sei bengalesi positivi irrintracciabile, forse a Milano
Sei cittadini di nazionalità bengalese sono risultati positivi al coronavirus. Vivevano tutti insieme, stretti in un appartamento per risparmiare in attesa di potersi permettere un alloggio migliore e potendo mandare così le rimesse a casa. Un 43enne era impiegato nello stabilimento balneare "La Vela" come lavapiatti e un'altro nel ristorante del marchio Wold Wild West ad Acilia. Tamponi a tappeto per tutti i dipendenti dei due locali, entrambi chiusi per sanificazione, i più a rischio visto che i due uomini non lavoravano a contatto con il pubblico. I clienti del ristorante e dello stabilimento si possono recare presso il drive in Covid di Casal Bernocchi, attivato dall'Asl Roma 3 per il tracciamento.
Ora, almeno nel caso dello stabilimento "La Vela", bisognerà stabilire eventuali responsabilità nella gestione da parte dei titolari, come ha dichiarato l'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato: "Il lavoratore del Bangladesh, che è stato ricoverato presso lo Spallanzani, ha dichiarato di aver avuto la febbre fin dal giorno 14 luglio e dolori muscolari già dal 12 di luglio. Ha lavorato presso la struttura fino al 16 luglio. Questa circostanza la considero grave e chiediamo la massima responsabilità". Ma i gestori negano di essere stati a conoscenza dei sintomi manifestati dell'uomo.
Le autorità sanitarie sulle tracce del cittadino bengalese
Ma all'appello manca un settimo uomo, anche lui di nazionalità bengalese, che al momento risulta irrintracciabile e che viveva nell'abitazione dove si è propagato il contagio. Da quanto si apprende l'uomo sarebbe andato nei giorni scorsi, ma non è chiaro se sia rimasto nel capoluogo lombardo o se sia spostato probabilmente per ragioni di lavoro.
Coronavirus nel Lazio: preoccupano ancora i casi di importazione
Ieri nel Lazio ancora nuovi 20 casi di contagio, 13 dei quali collegati a rientri da paesi a rischio come nel caso dei bengalesi positivi a Ostia. Sono ormai più di cento i casi di persone positive rientrate dal Bangladesh o con un link diretto con lavoratori tornati in Italia dal loro paese d'origine dove erano rimasti bloccati durante il lockdown. Un'allarme che ha portato a una massiccia campagna diagnostica nella comunità bengalese di Roma, con oltre 8000 tamponi effettuati. Uno sforzo enorme condotto dall'autorità sanitaria con la collaborazione della comunità bengalese, una delle più presenti e visibili nella vita sociale ed economica della capitale.