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Flash mob a via Rasella: “Le scuse non bastano, La Russa si dimetta da presidente Senato”

Flash Mob a via Rasella per chiedere le dimissioni di Ignazio La Russa, dopo le sue parole sull’attentato partigiano di via Rasella, definito dal presidente del Senato “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza.
A cura di Enrico Tata
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Flash Mob a via Rasella per chiedere le dimissioni di Ignazio La Russa, dopo le sue parole sull'attentato partigiano di via Rasella, definito dal presidente del Senato "una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati, e non nazisti delle SS".

"Dobbiamo ricordare le vittime, ma dobbiamo ancora prima ricordare i combattenti. Penso che ogni 23 marzo dovremmo stare qui alle fosse ardeatine e, ogni anno, ricordare la resistenza romana che ha combattuto. Non vanno bene le scuse, perché bisogna essere coscienti di ciò che si sta dicendo, non basta una visita fuga e alle fosse ardesti e, caro presidente La Russa, bisogna andare sulle tombe delle persone che sono state le fondamenta della nostra costituzione", ha detto l'europarlamentare Massimiliano Smeriglio, presente al flash mob.

E Silvia Calamandrei, nipote di Piero: "Vorrei ricordare a La Russa che i gappisti sono stati insigniti delle medaglie della Repubblica italiana, d’oro e d’argento per quello che hanno fatto. L’importante è rendere onore a Carla Capponi, medaglia d’oro, per quello che ha fatto. La Russa non faccia finta di scusarsi, ha solo voglia di tornare a diffondere quella vulgata fascista che per anni ci ha afflitto. Si taccia".

Intanto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito le parole di La Russa "una sgrammaticatura istituzionale, dopodiché mi pare che La Russa abbia già risposto e chiesto scusa, non alimenterei una polemica che mi pare abbia già chiuso il presidente del Senato". Ha risposto Laura Boldrini, deputata Pd: "Non è una sgrammaticatura, è l'ennesimo tentativo di riscrivere la storia del Ventennio, come ha fatto lei sulle Fosse Ardeatine. Svilire l'antifascismo è la priorità di Fdi nelle istituzioni: non lo consentiremo".

L'unico palazzo non restaurato di via Rasella, dove sono visibili ancora i buchi dei proiettili
L'unico palazzo non restaurato di via Rasella, dove sono visibili ancora i buchi dei proiettili

Le scuse di La Russa su via Rasella

La Russa si era scusato con queste parole: "Non ho difficoltà a precisare che ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio. Non so se effettivamente è errata la notizia, più volte pubblicata e da me presa per buona, che i riservisti altoatesini inquadrati nella Polizia tedesca facessero anche parte della banda militare del corpo. Anzi, quel che è certo, è che proprio per evitare polemiche mi sono volutamente astenuto nel dire che sull'azione partigiana di via Rasella molti, anche di sinistra, sono stati assai critici. Mi sono limitato a dire "non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana".

L'attentato di via Rasella e l'eccidio delle Fosse Ardeatine

L'attentato a via Rasella, tra via del Tritone e il Quirinale, è avvenuto nel pomeriggio del 23 marzo 1944. Fu messo in atto dai GAP, Gruppi di Azione Patriottica, che fecero esplodere un ordigno al passaggio di una colonna del III battaglione del reggimento Bozen, creato in Alto Adige nel 1943. Morirono 33 soldati e 2 civili. Altri 100 soldati rimasero feriti. Come ritorsione, il giorno dopo furono uccisi 10 italiani per ogni singolo tedesco morto alle Fosse Ardeatine. Nell'eccidio 335 persone persero la vita.

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