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Finalmente un divieto per CasaPound, le sfilate dell’estrema destra non sono più la normalità

Dopo anni in cui è stata garantita la piena agibilità alle formazioni di estrema destra e neofasciste, il divieto alla manifestazione di CasaPound convocata per sabato 28 maggio a Roma, rappresenta una novità.
A cura di Valerio Renzi
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La questura di Roma ha deciso di vietare la manifestazione nazionale di CasaPound indetta a Roma per il prossimo 28 maggio. Finalmente i "fascisti del terzo millennio" non sono una presenza normale nelle piazze della capitale anche per le istituzioni democratiche. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri si è detto "soddisfatto" della decisione, ribadendo che "Roma è e sarà sempre antifascista". Il movimento di estrema destra aveva preavvisato un concentramento in Piazza Santa Maria Maggiore all'Esquilino, ma l'Anpi già aveva chiesto la vicina Piazza Vittorio per una contro manifestazione antifascista. Eppure non sarebbe stata la prima volta che CasaPound sfilava a Roma nonostante le mobilitazioni della sinistra. Cosa è cambiato? Perché questa volta la questura ha scelto di vietare il corteo? Dopo anni in cui le sfilate neofasciste e dell'estrema destra venivano considerate una cosa "normale", qualcosa sembra essere cambiato e la discriminante antifascista per vedersi garantire l'agibilità politica dalle istituzioni non è più solo un orpello.

L'isolamento dei "fascisti del terzo millennio" scaricati da Lega e Fratelli d'Italia

CasaPound inoltre è un'organizzazione in questo momento estremamente isolata. Dopo l'annuncio del divieto non si è registrata una sola dichiarazione a favore dei militanti di via Napoleone III, non una protesta da parte della destra istituzionale per il divieto. Non c'è stato un singolo esponente della destra a qualsiasi livello intervenuto a difendere CasaPound. E pensare che fino a poco tempo fa avremmo assistito a una profluvio di agenzie di stampa di prese di posizioni indignate. Invece Lega e Fratelli d'Italia, anche gli esponenti che da sempre dialogano con la destra radicale hanno scelto di non dire una parola. Evidentemente il partito della Meloni, lanciatissimo nei sondaggi, ha già i suoi problemi tra saluti romani, boia chi molla e rapporti con l'estrema destra, come raccontato anche dall'inchiesta Lobby Nera di Fanpage.it. Mentre la Lega di governo, dopo anni di rapporti molto stretti con CasaPound durante la stagione del Salvini di lotta, sovranista e anti immigrazione, ha ormai rotto i rapporti con il gruppo della destra radicale. Di più: nella capitale il Carroccio ha assorbito parte dei quadri dirigenti di CasaPound. che hanno scelto di abbandonare la nave dopo la scelta del movimento di non candidarsi più alle elezioni a seguito delle cocenti delusioni elettorali. È il caso ad esempio di Mauro Antonini, già candidato a governatore del Lazio per la tartaruga frecciata e volto tra i più noti.

Scissioni ed espulsioni dentro CasaPound

Si perché dopo la debacle elettorale delle europee del 2019, seguita alla delusione delle elezioni politiche del 2018 quando a CasaPound credevano davvero di riuscire a entrare in parlamento diventando una delle sorprese della tornata elettorale, la scelta di non candidarsi più alle elezioni ha creato disorientamento in larga parte delle base e una fuoriuscita di militanti e quadri dirigenti sui territori. Un processo avvenuto senza nessun dibattito pubblico o congresso, e culminato pochi mesi con l'espulsione di Davide Di Stefano e l'addio subito dopo di Simone Di Stefano, per anni volto pubblico di CasaPound, che ha dato vita a un suo movimento politico. Nella rottura in questo caso non ha pesato solo la scelta di non correre più alle elezioni, ripiegando sull'aspetto "metapolitico", ma anche il posizionamento all'esterno delle piazze no vax e no green pass.

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