Figli coppie LGBT, Grassadonia: “La società cambia, politica si adatti e tuteli diritti dei bambini”
"Questi bambini esistono e sta a noi garantire e tutelare i loro diritti": così esordisce Marilena Grassadonia, ex presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno, oggi alla guida dell’ufficio LGBT+ del Campidoglio dopo quanto avvenuto in alcune città, a partire da Milano, dove il prefetto, Renato Saccone, ha chiesto al sindaco Beppe Sala di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli di coppie LGBT+.
"C’è una differenza sostanziale fra le famiglie arcobaleno e chi fa una crociata contro di loro: le famiglie arcobaleno non sono contro famiglie tradizionali o quelle formate da genitori single, mentre chi fa la crociata contro le famiglie arcobaleno sta provando a metterle le une contro le altre".
Il riconoscimento alla nascita: un diritto e una necessità per tutti i bambini
"La circolare del ministero nelle prefetture si riferisce alle sentenze che stabiliscono che i figli nati attraverso un percorso di gestazione per altri non possono essere riconosciuti perché la GPA è considerata contraria all’ordine pubblico. Non analizza, invece, quelle che esprimono la necessità di fare una legge per tutelare questi bambini, che già esistono – ha continuato Grassonia intervistata da Fanpage.it – Quelle stesse circolari non considerano che la maggior parte di questi bambini è nata da coppie di mamme, il 90% circa delle famiglie arcobaleno e i percorsi con cui sono venuti al mondo non sono contrari a nessun ordine pubblico. Ancora una volta la gestazione per altri viene strumentalizzata per colpire la genitorialità LGBT+".
Una posizione del genere porta l'Italia a compiere un passo indietro nei confronti della società: "Ci sono tanti Paesi, nell’Unione Europea, dove la fecondazione assistita per le donne single e le coppie di donne è legale da decenni e anche la gestazione per altri può essere fatta – ha ricordato a Fanpage.it – In Italia ad esporsi sono stati alcuni fra i maggiori esponenti del governo: il loro obiettivo è quello di condurre una crociata ideologica contro i diritti delle famiglie arcobaleno ed imporre una propria visione ideologica della famiglia contro quelle omogenitoriali".
L'impegno della società per le famiglie arcobaleno
"La società è sempre più avanti rispetto alla politica – ha aggiunto Grassadonia – Proprio come è accaduto nel 2016: i genitori dei compagni di scuola e gli altri genitori con cui condividiamo la quotidianità continuano ad essere al nostro fianco, oggi come ieri. Chi va contro le famiglie arcobaleno probabilmente non le conosce e forse ha paura di una società che è cambiata. Le famiglie sono diverse e di mille colori, mille sfumature: per noi, fondamentalmente, si tratta di un luogo di amore e responsabilità. E i genitori arcobaleno vogliono assumersi dei doveri rispetto ai propri figli".
Non appena appresa la notizia di quanto stava accadendo, è stata organizzata una manifestazione a Milano, molto partecipata. Un'altra si terrà domenica 26 marzo a Roma.
"Stiamo rivivendo quello che è successo nel 2016 con un’ondata di civiltà che riparte dalle piazze, dalle comunità LGBT+ e non solo: la gente comune, la società civile. Le persone con cui condividiamo le nostre vite nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, scendono al nostro fianco per urlare un’altra volta a questa politica che siamo fuori tempo massimo – ha continuato Grassadonia – Il parlamento si deve assumere una responsabilità seria, verso le cittadine e i cittadini di questo Paese che oggi hanno oggettivamente meno diritti di altri. E credo che in un Paese che vuole dirsi civile sia follia dover parlare di questo ancora oggi e con questi toni così accesi, con questa estrema polarizzazione: si tratta dei diritti dei bambini e su questo tutti e tutte dovremmo trovarci d’accordo".
Quelli che nel 2016 erano bambini che frequentavano l'asilo nido o la scuola dell'infanzia, oggi sono adolescenti che studiano alle scuole medie e alle superiori: la loro vita continua come quella di tutte e tutti gli altri all’interno della società. I problemi sorgono qualora qualcosa non dovesse andare secondo i piani.
"Dobbiamo sempre sperare che non accadano imprevisti – ha spiegato Grassadonia – È questo il punto: non è che i nostri figli non vivano bene nelle nostre città, ma che finché va tutto bene possiamo essere sereni. I genitori che hanno sono reali e socialmente riconosciuti e vivono a fianco a loro ogni giorno, sperando che vada sempre tutto bene. Ma la vita è piena di imprevisti per tutte le famiglie, anche per quelle arcobaleno: quando muore il genitore biologico; quando occorre portare il figlio all’ospedale, ma può soltanto il genitore che non è riconosciuto nei certificati di nascita; quando c’è una separazione conflittuale e occorre garantire a quel bambino dei doveri nei suoi confronti. Oggi, senza alcuna legge che "ti inchioda" a queste responsabilità, non si è tenuti a farlo".
Dovrebbe essere, invece, compito delle istituzioni farsi carico anche di queste responsabilità. Per questa ragione molti sindaci, fra cui lo stesso Roberto Gualtieri, hanno sottolineato la necessità di istituire una legge a riguardo.
Una legge scritta dalle associazioni
Per questa ragione Sinistra Italiana, partito nella cui segreteria nazionale Marilena Grassadonia è Responsabile Diritti e Libertà, ha depositato una legge: "È stata scritta dalle associazioni, Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford, noi ci siamo fatti soltanto garante di un passaggio formale. I bambini vanno riconosciuti alla nascita nei loro diritti per non lasciarli nel limbo".
Un eventuale percorso in tribunale, come ha continuato a spiegare Grassadonia, è lungo, faticoso e costoso: "Vogliono farci credere che nei tribunali si possa risolvere tutto, ma non è sempre così. E si corre il rischio che non vada a buon fine. Quella legge sta in parlamento, a disposizione di tutte le forze politiche che vogliono occuparsene: non vogliamo mettere cappelli, ma cominciamo a discuterne, assumiamoci questa responsabilità e cerchiamo di capire quali siano i passi da fare per questi ragazzi e ragazze. Mi rivolgo anche a chi non si trova in un partito prettamente di sinistra: dobbiamo andare oltre la polarizzazione, per garantire diritti a tutti e tutte".
Nel documento depositato viene richiesto il riconoscimento alla nascita per le coppie di mamme e per le coppie di papà. I sindaci hanno comunque il dovere di comunicare agli enti competenti (cioè procura o prefettura) l'eventuale percorso di GPA con cui questi bambini sono venuti al mondo: qualora servisse, avrebbe già gli strumenti necessari per qualsiasi eventuale verifica.
"Nel frattempo i bambini devono essere riconosciuti perché a loro devono essere garantiti i diritti immediatamente, appena nascono. Non dopo due, o anche sette anni, di un percorso fatto in tribunale", ha poi concluso Grassadonia.