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Femminicidio Rossella Nappini, la sorella: “Seppellita con il mio abito da sposa, Adil la perseguitava”

Si è tenuta oggi in aula una nuova udienza del processo per il femminicidio di Rossella Nappini, la donna uccisa dall’ex compagno Adil Harrati con decine di coltellate.
A cura di Natascia Grbic
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"Ho sentito mia sorella quel pomeriggio un'ora prima che venisse uccisa. Mi disse che quell'uomo l'aveva chiamata per vedersi e che lei aveva detto di no. Non era preoccupata ma quando pochi giorni aveva scoperto i suoi precedenti l'aveva lasciato e lui insisteva per vederla, si era incaponito". Si è tenuta oggi in tribunale a Roma una nuova udienza del processo per il femminicidio di Rossella Nappini, la donna di 45 anni uccisa dal suo ex nell'androne del palazzo dove abitava, in zona Monte Mario. A testimoniare in aula Federica, la sorella della vittima, che ha ricostruito il rapporto tra lei e il femminicida. Nappini aveva avuto una breve relazione con Adil Harrati, imputato nel processo con l'accusa di omicidio, che era poi terminata quando aveva scoperto che lui aveva dei precedenti penali. Stando a quanto dichiarato dalla donna, Harrati era furioso per la fine della relazione: Nappini gli aveva detto che lo avrebbe sposato in modo da fargli ottenere i documenti. Sfumata la possibilità, era andato su tutte le furie. Questo, secondo chi indaga e chi conosce la vittima, potrebbe essere il movente per il femminicidio.

"Rossella aveva cominciato la relazione un mese e mezzo prima, ma diceva di volerlo sposare per fargli avere il permesso di soggiorno: ‘Mi fa ridere e mi fa stare bene' diceva, aveva già scelto l'abito per le nozze ma nella bara le ho messo quello del mio matrimonio", le parole della testimone. "Due settimane prima di morire si era accorta che lui aveva precedenti", così decise di lasciarlo. "Finita la relazione mia sorella mi disse che Harrati si arrabbiò e che le telefonava in continuazione, fino all'ultimo giorno".

Nel corso dell'udienza anche l'imputato, Adil Harrati, ha preso la parola, rilasciando dichiarazioni spontanee. "Ho lavorato a casa sua. Due settimane. Sono clandestino, senza documenti", ha dichiarato, aggiungendo: "Mi aveva detto ‘facciamo matrimonio e i documenti'". L'uomo ha ammesso di aver chiamato la donna il giorno dell'omicidio, ma ha dichiarato di non aver ricevuto risposta. A incastrarlo, i video delle telecamere di sorveglianza e le celle telefoniche.

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