Martina Scialdone: il killer in cura per depressione, ma nessuno gli ha ritirato il porto d’armi
Era seguito da un centro per curare la depressione di cui soffriva da tempo Costantino Bonaiuti: nonostante questo, e nonostante la malattia fosse certificata, il 61enne continuava ad avere attivo il porto d'armi e a sparare assiduamente al poligono di Tor di Quinto. "La patologia era controllata, tanto che continuava a svolgere il suo lavoro a contatto con il pubblico – ha dichiarato l'avvocato difensore dell'uomo, Fabio Taglialatela – Se quanto accaduto è collegato alla depressione lo stabilirà una perizia. Se così dovesse essere questo diminuirà sensibilmente la sua responsabilità, pur considerando la deprecabilità e la drammaticità dell'evento". E rispetto al fatto che l'uomo continuava a essere armato nonostante fosse mentalmente instabile: "Se lo Stato ha avuto il buon senso di lasciargli il porto d'armi avrà avuto i suoi buoni motivi", ha commentato il legale con una punta di polemica rivolta alle istituzioni.
Le accuse dei pm a Costantino Bonaiuti
Omicidio premeditato aggravato dai motivi futili e abietti e dall'aver agito contro una persona cui era legato sentimentalmente. Queste le accuse mosse dai pubblici ministero di piazzale Clodio a Costantino Bonaiuti, l'ingegnere Enav e sindacalista di Assivolo che sabato sera ha ucciso a colpi di pistola l'ex Martina Scialdone. L'accusa ha deciso di contestare anche la premeditazione perché il 61enne, che aveva chiesto un incontro alla vittima, si è presentato alla cena con una delle pistole che deteneva legalmente nella sua abitazione. Un segnale, secondo i pm, che Bonaiuti aveva già deciso di uccidere Scialdone, a prescindere dall'esito di quell'appuntamento.
Bonaiuti sarà ascoltato oggi dal giudice. Portato in carcere subito dopo l'arresto, non ha opposto resistenza quando la polizia si è presentata alla sua porta, e ha immediatamente consegnato la pistola. Il 61enne, che aveva un porto d'armi per uso sportivo, si allenava regolarmente al poligono di Tor di Quinto.
Gualtieri: "Limitare il numero di armi in circolazione"
Un'analogia che non può non far venire in mente Claudio Campiti, l'uomo che l'undici dicembre ha compiuto una strage al bar di via Monte Giberto a Fidene, uccidendo quattro donne. Anche in quel caso l'uomo era un frequentatore assiduo del poligono di Tor di Quinto, dal quale ha rubato l'arma per gli omicidi. Due fatti di cronaca che adesso stanno interrogando sull'uso delle armi e sulla loro diffusione. "Dovremmo fare una riflessione sulla necessità di limitare il possesso delle armi, riducendone il numero in circolazione, per aumentare la sicurezza di tutti", ha dichiarato ieri il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
Il femminicidio di Martina Scialdone
Martina Scialdone è stata uccisa da Costantino Bonaiuti la sera di sabato davanti al ristorante Brado. I due hanno cominciato a discutere violentemente all'interno del locale, e lei si era andata addirittura a nascondere in bagno per sottrarsi alla sua furia. Da chiarire se abbia provato a chiedere aiuto al personale o se sia uscita di sua spontanea volontà dal ristorante, trovandosi poi davanti Bonaiuti con la pistola. I gestori di Brado negano di averla cacciata e sostengono di aver fatto di tutto per aiutarla. Gli inquirenti visioneranno ora anche le telecamere di sorveglianza interne ed esterne per fare luce sull'accaduto.