Se qualcuno finora aveva avuto dei dubbi, è arrivata la vicenda della violenza ai danni di una minore a Primavalle a ricordarci che viviamo in un paese immerso nella cultura dello stupro. Genitori compiacenti, famiglie omertose, ragazzini che prima si danno pacche sulle spalle, poi cercano di coprirsi a vicenda, minacciando di morte la vittima. Basta leggere le frasi scritte nelle carte, le intercettazioni riportate nei mesi di indagini. "Giuro che… la pio e gli sparo in faccia. La fo’ a pezzi", dice uno degli aggressori una volta saputo della denuncia. Un genitore invece offende il padre della ragazza, dandogli dell"infame'. Il motivo? Ha accompagnato la figlia a sporgere denuncia. "Cioè, tu manni tu fija a 16 anni co' lockdown, oltretutto che n'abiti manco qua a na festa e poi er giorno dopo te sveji e denunci? Ma che sei n'infame? Cioè così sei popo un vile, un verme, un miserabile".
Non si tratta di un caso isolato di un singolo nucleo familiare. Tutti i ragazzini che erano lì quella sera non hanno mosso un dito per aiutare la ragazza. Né durante lo stupro, di cui si sono accorti tutti quanti, con tanto di maglietta sporca di sangue sventolata come un trofeo, né dopo. Nessuno è stato solidale con lei quando è emerso che aveva sporto denuncia. Si sono solo tutti affrettati a cambiare telefoni, cancellare le chat e accordarsi sulle versioni da fornire ai carabinieri, in modo da alleggerire le posizioni degli amici. "È tutto ito male pe loro", riferiscono sconsolati. Pena ed empatia ci sono sì, ma nei confronti degli aggressori, non della ragazza abusata.
Per i ragazzi che hanno partecipato a quella festa di Capodanno e per i loro genitori se colpa c'è, è della ragazza stuprata. È lei d'altra parte che ha bevuto troppo, che è andata a una festa in un paese che non è il suo e si è ‘permessa' di mettere nei guai i loro figli. Bisogna ribadire un concetto basilare, ma a quanto pare di difficile assimilazione: la colpa non è mai di chi subisce uno stupro, ma di chi lo agisce. Se la ragazza ha bevuto o assunto sostanze non è cosa che ci deve interessare (a meno che non sia stata costretta con la forza ovviamente) . Ogni volta che qualcuno si chiede quanto alcol abbia bevuto o quanta droga abbia assunto la vittima, si perde il punto centrale del discorso, che è la violenza sessuale. Si vuole per forza cercare una giustificazione al comportamento degli stupratori e dare la colpa alla vittima. Si chiama cultura patriarcale, e la nostra società ne è intrisa. La pratica femminista ha trasformato l'adagio ‘Proteggi le tue figlie', in ‘Educa i tuoi figli'. Una frase quanto mai attuale se si guarda a quanto accaduto e che ci fa capire che siamo lontani anni luce dal mettere all'angolo la cultura dello stupro in Italia.