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Falso olio d’oliva spacciato per extravergine: sequestri in 50 ristoranti tra Roma centro e Castelli

Laboratori clandestini producevano falso olio extravergine d’oliva, che una cinqunatina di ristoratori romani acquistavano per poi offrirlo sulle tavole dei loro ristoranti a Roma come autentico.
A cura di Alessia Rabbai
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Acquistavano falso olio extravergine d'oliva e lo spacciavano per originale vendendolo alla clientela dei loro ristoranti. È quanto emerso da un'inchiesta della Procura della Repubblica di Roma coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo. A finire sotto alla lente d'ingrandimento degli inquirenti come riporta Il Corriere della sera sono un produttore di olio pugliese, che avrebbe usato la clorofilla per colorare olio di semi e il beta-carotene per dargli sapore, e cinquanta ristoratori romani dal centro storico ai Castelli. Sulla vicenda i laboratori clandestini e alcuni titolari dei ristoranti sono indagati a vario titolo per i reati di contraffazione di sostanze alimentari e ricettazione.

I ristoratori pagavano il falso olio un terzo dell'originale

Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine l'olio "contraffatto" spacciato per autentico extravergine di oliva veniva prodotto in alcuni laboratori clandestini in Puglia, una delle regioni italiane che eccelle per questo tipo di prodotto. Quello che veniva creato però era un liquido fatto di un olio composto da una miscela di semi vari, che veniva camuffato nel colore e nel sapore per poi essere venduto alle attività di ristorazione. Ad acquistarlo consapevolmente per poi metterlo sulle tavole dei propri ristoranti sono state decine di ristoratori. Il vantaggio era di poter spacciare un prodotto falso per autentico, pagandolo un terzo dell'originale.

L'olio contraffatto nei ristoranti tra Roma centro e Castelli

La massima concentrazione del falso extravergine è stata rintracciata nei ristoranti che si trovano nel cuore del centro storico di Roma, abitualmente frequentati da turisti internazionali in cerca dei sapori italiani e ai Castelli Romani. Un'inchiesta che potrebbe vedere ulteriori risvolti in quanto gli inquirenti non escludono che possano essere coinvolti anche altri ristoratori del territorio.

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