Falò del movimento femminista a Trastevere: “Bruciamo il patriarcato”

La manifestazione questa sera in piazza San Cosimato a Trastevere. Le attiviste di Non Una di Meno: “Giulia non è stata la prima né l’ultima, centodieci, sono centodieci quest’anno, e il patriarcato? Non c’è?”.
A cura di Redazione Roma
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Dopo l'oceanica manifestazione del 25 novembre il movimento transfemminista è tornato in piazza. Un centinaio di attiviste di Non Una di meno si sono date appuntamento a piazza San Cosimato a Trastevere, dove hanno dato vita a un falò per "gridare basta e liberarci dalla violenza di genere e dall'oppressione patriarcale".

A finire bruciati sono scatole e cartelli con le ragioni dell'oppressione e della violenza maschile sulle donne denunciate dal movimento. Una manifestazione che dà seguito allo slogan diffusosi in tutta Italia dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin: "Sorella se io non torno, brucia tutto". “Giulia non è stata la prima né l’ultima, centodieci, sono centodieci quest’anno, e il patriarcato? Non c’è?”, inizia così la manifestazione,

E a chi si chiede se il "patriarcato" davvero esiste, e se sia la ragione dei femminicidi, Non Una di Meno risponde così: "Ci chiedete cos'è la violenza patriarcale? Sono le botte in casa e le aggressioni per strada, sono le invisibilizzazioni e la superficialità con cui si indaga sulle morti delle persone trans e di quelle che svolgono lavoro sessuale, sono la vittimizzazione secondaria della polizia e dei tribunali quando denunciamo, sono le narrazioni tossiche dei giornali, sono gli sgomberi di spazi transfemministi, di consultori e Centri Anti Violenza, sono i tagli alla spesa pubblica che rendono le nostre esistenze sempre più precarie, ricattabili e violentabili".

Ma la violenza patriarcale è "guadagnare meno a parità di mansioni", e relegare il lavoro delle donne "in quei settori lavorativi basati sul possesso di qualità femminili: la cura, la gentilezza e la pazienza. Siamo noi che subiamo tutti i giorni la violenza del lavoro precario, del lavoro sottopagato, del part-time involontario, dell’assenza di welfare che ci rende equilibriste tra lavoro e famiglia". Prossimo appuntamento l'8 marzo per lo sciopero femminista.

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