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Fabio Salvatore: “Mi sono rivisto negli occhi delle mamme di Gaia e Camilla”

Lo scrittore e regista Fabio Salvatore ha perso il padre in un incidente stradale il 20 gennaio del 2008, battendosi da quel momento per l’inserimento nel codice penale del reato di omicidio stradale. All’indomani della pubblicazione delle ragioni della sentenza di condanna di Pietro Genovese ha affidato la sua riflessione a Fanpage.it.: “Guardando negli occhi e ascoltando le parole delle mamme di Gaia e Camilla, mi sono rivisto. E mi sono sentito in colpa, per non essere riuscito a fare dell’omicidio di mio padre una vera occasione di giustizia. I 5 anni richiesti dal PM sono un pianto di grande dolore”.
A cura di Redazione Roma
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I dolori ti lacerano il cuore. Ti tolgono il fiato. Soprattutto quando ti viene strappato il cuore, sfregiata l’anima.
Il 20 gennaio del 2008, come in tanti saprete, all’alba, mio padre è stato ammazzato in un omicidio stradale.
Oggi si chiamano così.

Ma quell’omicidio significa, per ciascuno di noi che lo subiscono, amputarsi per sempre una parte di se.
Quando papà fu ammazzato, mi chiesi cosa potessi farmene di quel dolore, e, oltre a perdonare “umanamente” chi usò quella macchina come una pistola calibro 9, se avessi potuto utilizzare quella testimonianza affinché più nulla accadesse, in modo che il sacrificio di mio padre e delle migliaia di morti che si registrano sulle strade italiane ogni anno, fosse un monito ad amare la propria vita e a rispettare il prossimo.

Nel giro di pochi mesi mi ritrovai insieme a madri e padri a cui la triste e amara legge dell’uomo aveva ucciso un figlio, una figlia, un marito, una moglie, un familiare.

Nacque così il manifesto dei “30”, che chiedeva l’introduzione del reato di omicidio stradale.
Sdraiati per terra davanti al Parlamento, lungo la Cassazione e in tanti luoghi simbolo, abbiamo urlato il nostro dolore e mai la nostra rabbia.

Quel reato è stato introdotto, ma io per primo ad oggi mi chiedo se realmente sia servito, dal momento che in questo paese non esiste la certezza della pena.

Oggi si continua ad ammazzare sulle strade, a sputare sangue sulla vita di donne e uomini e dei loro familiari.
E c’è una forma di giustizia che non potrà mai esistere, che è quella del chiedere umilmente scusa.
Io ammende non ne ho mai ricevute, ma poi ci ha pensato lo Stato con la sua assenza a far finire mio padre con un numero di protocollo di procedura penale. Non esiste la legge del buttare via le chiavi di una cella, quello non servirebbe a nulla. Non è quella la giustizia. La giustizia, nel nostro paese, è sempre più spigolosa, lenta e inesorabile.

Guardando negli occhi e ascoltando le parole delle mamme di Gaia e Camilla, mi sono rivisto. E mi sono sentito in colpa, per non essere riuscito a fare dell’omicidio di mio padre una vera occasione di giustizia umana, con la quale far capire che non possiamo negare la nostra vita e soprattutto quella degli altri.

I 5 anni richiesti dal PM per la nascita al Cielo di Gaia e Camilla sono un pianto di grande dolore.
Questa vicenda non sfocia solo in una sconfitta dello Stato e del nostro sistema giuridico, ma diviene anche un precedente per far passare il messaggio che tutto possiamo; e penso anche e soprattutto ai familiari di Pietro, vittime inconsapevoli anche loro di tutto questo.

E penso a te, Pietro, e a quel macigno che dovrai portarti per sempre dentro te. Se puoi, fallo per tutti, sii consapevole del tuo omicidio e sii testimone verso la tua generazione.

Inverti la tua vita e porta ovunque e dovunque la tua testimonianza.

Non sono nessuno per dirti che dovresti chiedere perdono, ma hai una grande occasione, quella di parlare.
Non nascondiamoci tutti dietro a un dito.

Anche io pensavo che mai mi sarebbe potuto accadere.

E dove non arriva la giustizia, cerchiamo di essere testimoni autentici di ciò che ci accade, senza odio, ma con forza e vero coraggio, perché solo l’Amore può salvarci.

Fabio Salvatore, pugliese, è scrittore e regista teatrale. Convive da ormai 22 anni con un cancro alla tiroide, e da 3 anni con la fibromialgia, malattia invisibile ai più. Dal 2008, in seguito all’omicidio stradale che ha portato via suo padre, si batte affinché vengano inasprite le pene giudiziarie per questa tipologia di reati, e parallelamente per promuovere la cultura del rispetto della vita propria e altrui. Autore di bestseller ispirati ad un’esistenza fatta di sofferenze, perdono e rinascite, pubblica diversi libri tra cui A braccia aperte fra le nuvole e Il tuo nome è Francesco, con la casa editrice Piemme. È fondatore dei Magna Grecia Awards, manifestazione culturale alla quale partecipano grandi ospiti ogni anno, con cui promuove il territorio a lui caro e all’interno della quale sintetizza gli insegnamenti che lo hanno formato in questi anni: la cultura, l’Amore, la Vita.

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