Europee, Tidei (Stati Uniti d’Europa): “Renzi unico leader serio, Schlein e Meloni prendono in giro cittadini”
"In nessuno degli altri Paesi europei c'è un premier candidato alle elezioni, perché sono evidentemente più seri della nostra presidente e di altri politici che fanno finta di correre. Se chiediamo che l'Europa ci riconosca un ruolo, che ci percepisca più seriamente, dobbiamo cominciare noi a comportarci più seriamente. E quindi Matteo Renzi ha fatto bene a candidarsi e fa bene a voler rimanere al Parlamento Europeo. Gli altri leader avrebbero dovuto fare una scelta simile". Così a Fanpage.it Marietta Tidei, consigliera regionale del Lazio e candidata nella lista Stati Uniti d'Europa alle elezioni europee dell'8 e 9 giugno nella circoscrizione Centro.
Partiamo dal nome della lista, Stati Uniti d’Europa. È un nome che indica anche un obiettivo per voi, che chiedete la riforma dei trattati dell’Ue e l’elezione diretta del Presidente della Commissione europea. Insomma, siete europeisti, ma questa Europa secondo voi va cambiata?
Noi crediamo che l'Unione Europea vada rafforzata e che questo possa avvenire attraverso la revisione dei trattati e quindi un diverso potere del Parlamento, l'elezione diretta del presidente della Commissione, il superamento del diritto di veto e del voto all'unanimità. Crediamo che l'Europa in questi anni sia stata più lenta di quanto avrebbe dovuto, che le decisioni siano arrivate a volte troppo tardi e che a volte non siano state pienamente rispondenti alle sfide globali che invece ci attendono. E quindi siamo convintamente europeisti, ma altrettanto convinti, però, che l'Europa debba cambiare. Lo ha detto benissimo Mario Draghi nelle anticipazioni del suo rapporto sulla competitività dell'Unione Europea, ‘o si cambia, o si muore'.
Queste elezioni europee saranno, possiamo dire in sintesi una sfida tra europeisti e populisti. Lei è preoccupata di un ulteriore spostamento a destra?
Ci sono tanti populisti, riemergono tanti nazionalismi e tanti continuano a dire che ci vorrebbe meno Europa. In Italia, per esempio, abbiamo il ministro Salvini che ha imbrattato le nostre città con i manifesti con scritto ‘meno Europa'. Questo vorrebbe dire meno risorse, meno competitività, imprese più sole, meno opportunità per i giovani e per le donne. Quindi io credo che ci voglia più Europa. Lo abbiamo visto con il Pnrr, con la lotta alla pandemia, con uno strumento come il Next Generation Eu, che ha consentito all'Italia di realizzare opere e di avere risorse per rispondere alla crisi economica generata dalla pandemia. E queste cose le abbiamo fatte grazie all'Europa. Ci vuole sicuramente anche altro, ma sicuramente non ci vuole meno Europa.
Un altro punto del vostro programma è in merito alla necessità, secondo voi, della difesa comune europea. Perché è importante?
Ricordiamoci che dopo molti anni, la guerra è rientrata nelle nostre vite. Oggi abbiamo non solo il Medio Oriente, il cui quadro si complica ogni giorno di più, ma anche la guerra in Ucraina, che è scoppiata a causa dell'aggressione della Russia di Putin. Io credo che l'Europa abbia fatto bene a dire ‘siamo con convinzione dalla parte dell'Ucraina'. Dobbiamo anche inviare armi e dobbiamo sostenere la resistenza ucraina. È chiaro che ci vuole uno sforzo diplomatico maggiore rispetto a quello che abbiamo visto fino a oggi e serve sicuramente la realizzazione di un esercito comune. Noi proponiamo l'invio di un inviato speciale per la risoluzione dei conflitti e a questo proposito Renzi propose di mandare Angela Merkel, figura autorevole e riconosciuta da tutte le parti.
Parliamo della mancata ratifica del Mes e degli aiuti che potrebbero arrivare per esempio al settore sanitario dall’Europa. Per il Lazio, nello specifico, ma per tutte le regioni potrebbero essere aiuti davvero determinanti per esempio sull’abbattimento delle liste d’attesa. È così?
Considero sbagliata la furia ideologica legata al rifiuto del Mes, che hanno avuto prima i Cinque Stelle e poi ha avuto il governo di Giorgia Meloni. Erano risorse utili e stiamo parlando di 37 miliardi, non pochi soldi. Sarebbero serviti ad attivare risorse nella nostra sanità, percorsi, infrastrutture, nuovo personale, che è quello che manca forse più di ogni altra cosa. Io credo che sia stato profondamente sbagliato dire che il Mes non serve e noi in Europa faremo di tutto per riattivare quella linea di credito.
Con Matteo Renzi siete stati a Ventotene e avete reso omaggio ad Altiero Spinelli e al suo manifesto…
L'isola di Ventotene è stata fondamentale per l'intero processo di integrazione dell'Unione europea. Credo che quello spirito che ha animato quella grande scommessa collettiva debba essere ripreso e debba essere rilanciato. Purtroppo in questo momento quel sogno sembra un po' sbiadito, l'Europa sembra stanca. Quell'essere faro di diritti e di innovazione che ci ha caratterizzato per molti molti anni, sembra un po spento. Io credo sia necessario recuperarlo.
Matteo Renzi ha fatto bene a candidarsi in Europa? Sono candidati altri leader nazionali, ma Renzi ha detto che lui in Europa ci andrà se venisse eletto. Non è una perdita per il Parlamento italiano?
Sicuramente, ma noi crediamo che tante decisioni che oggi riguardano la vita dei cittadini si prendano in Europa. Il 70 per cento della nostra legislazione è di derivazione europea e questo significa che è giusto stare nel luogo dove si prendono le decisioni. Il fatto che Matteo Renzi abbia deciso di mettere a disposizione la sua competenza e la sua credibilità internazionale credo sia assolutamente positivo. È anche un segnale rispetto a cosa noi pensiamo dell'Europa e di quanta importanza per noi abbia l'Europa. Una cosa completamente diversa rispetto agli leader, dalla premier Meloni a Elly Schlein, dal ministro degli Esteri Tajani fino a Calenda, che si sono candidati ma già hanno detto che non siederanno al Parlamento Europeo. E quindi stanno palesemente prendendo in giro i cittadini. Una brutta figura per l'Italia.
Lei è stata tanti anni nel Partito democratico. Perché un elettore di centrosinistra dovrebbe preferire voi al Pd di Elly Schlein?
Negli ultimi anni il Pd ha smarrito quel senso riformista con il quale era nato. Tante di quelle battaglie che sono state battaglie di modernizzazione del Paese, dal Jobs Act alle tante riforme che abbiamo fatto fino, oggi sembrano completamente smarrite. È un Pd che spesso e volentieri è stato succube del Movimento Cinque Stelle. Anche sul referendum sul Jobs Act, ci sono parlamentari del Pd che erano in Parlamento in quegli anni e che quella riforma hanno voluto e sostenuto. Oggi hanno cambiato completamente idea, smarrendo lo spirito riformista che aveva invece animato il Pd delle origini. Ma soprattutto non si capisce per andare dove. Io credo che gli elettori del Pd e del centrosinistra in generale potrebbero tranquillamente votare per noi, perché in questo momento siamo l'unica forza che pone al centro i temi europei e che soprattutto tiene ferma la barra del riformismo.