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Espulso per un post pro Palestina, Seif Bensouibat dal Cpr: “Ho paura che qui dentro perderò la vita”

Seif Bensouibat parla a Fanpage.it dal Cpr di Ponte Galeria, dove si trova in attesa di essere reimpatriato in Algeria. L’insegnante è stato licenziato e denunciato dopo alcuni post sul suo profilo privato sulla Palestina, ora è in attesa di essere espulso. “Ho paura che qui dentro perderò la vita”.
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Di Lidia Ginestra Giuffrida

Non capisco niente, sono stordito, ho il cuore che batte a mille e il cervello che non smette di pensare. Mi sento trattato come un animale, un sacco nero da buttare via”, queste sono le prime parole che ci dice l’educatore Seif Bensouibat dalla sua cella nel Cpr di Ponte Galeria a Roma. Riusciamo a raggiungerlo al telefono all'interno, e a farci raccontare la sua storia.

"Giovedì hanno bussato alla mia porta, erano agenti di polizia che mi hanno detto che dovevano darmi una notifica. Mi hanno chiesto di seguirli, ma non mi hanno detto dove mi avrebbero portato”, racconta. “Io ho un cane a casa, con cui vivo da tanti anni. Avrebbero potuto dirmi che quella notte non sarei tornato a casa, avrei lasciato più acqua e più cibo al cane, invece non mi hanno detto niente. Sapevo solo che avrei dovuto ritirare una notifica all'ufficio immigrazione”. Ma la notifica che gli viene data è una notifica di espulsione dal territorio nazionale. Bensouibat passa qualche ora nell’ufficio immigrazione di via Patini, e poi viene direttamente trasferito nel Cpr di Ponte Galeria.

Trentottenne di origini algerine, Bensouibat dieci anni fa è arrivato regolarmente in Italia dove lavorava come insegnante nella scuola francese Chateaubriand di Roma. La scuola da cui lo scorso gennaio l'insegnante è stato denunciato. “Era il 17 gennaio, lo stesso giorno che la Digos è venuta a casa mia per farmi una perquisizione ‘antiterrorismo’, che il direttore della scuola mi ha chiamato per dirmi che sarei stato sospeso per qualche giorno dal lavoro ma che a breve avremmo chiarito la situazione. Dopo una settimana mi arriva la lettera di licenziamento”. Il motivo del licenziamento e della perquisizione, scoprirà solo dopo anche del ritiro dello status di rifugiato e della notifica di espulsione dall’Italia, sono dei post pubblicati sul suo profilo privato di Instagram, in cui Bensouibat commentava la guerra in corso Gaza e la complicità occidentale con Israele.

Questa storia ha preso delle proporzioni allucinanti, ma quello che mi fa più male è che ho scoperto solo dieci giorni fa che è stata la scuola a denunciarmi. La denuncia è partita da un collega, che ha informato la mia capa, che a sua volta ha contattato il preside, fino ad arrivare all’ambasciata francese e alla Digos italiana”, continua Bensouibat. “Quando sono arrivato in Italia non conoscevo nessuno, la scuola era la mia famiglia, il personale e i colleghi erano i miei parenti, conosco e amo anche i loro figli. Abbiamo fatto viaggi insieme, aperitivi, cene. Ricordo ancora il mio primo giorno nella scuola francese, mi diedero da subito tanta fiducia lasciandomi da solo a fare chiusura. Adesso lavoro lì da dieci anni, non riesco davvero a capacitarmi che sia potuto succedere tutto ciò, senza darmi alcuna possibilità di spiegare il perché dei miei post, senza un processo”.

Bensouibat è incensurato sia in Algeria che in Italia, ma adesso è indagato per istigazione all’odio etnico, religioso e razziale e in attesa di sapere quale sarà il suo destino. “Dentro il Cpr tutti mi chiedono che ci faccio qui, sono tutti stupiti che io sia stato chiuso qui dentro. Io mi sento tradito dalla terra che dieci anni fa mi aveva accolto, mi sento perseguitato, vittima di una grande ingiustizia. Sono un essere umano ma qui non valgo niente. Mi hanno tolto tutto, il mio lavoro, la mia casa, il mio cane. Sono stato accusato di cose gravi, hanno rovinato la mia immagine, cosa vogliono farmi di più?”.

L’unica cosa che non mi hanno ancora tolto è la dignità e la vita, ma ho paura che qui dentro la perderò, e so che accadrà se mi rimanderanno in Algeria, conclude. Deve andare, deve attaccare non può più rimanere al telefono

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