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Esplosione di casi di Covid nel Lazio, ma per lo Spallanzani “sintomi simili a lieve influenza”

Casi Covid in aumento a Roma e nel Lazio a causa della nuova variante KP.3.1.1 i cui sintomi, secondo Fabrizio Maggi, direttore dell’Uoc di Virologia e dei Laboratori Biosicurezza dell’Istituto Spallanzani, sono lievi e simili a un raffreddore o a una piccola influenza.
A cura di Enrico Tata
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(La Presse)
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I casi Covid nel Lazio sono in aumento a causa della diffusione di una nuova variante, la KP.3.1.1. C'è però una buona notizia: i sintomi associati a questa nuova mutazione del virus sono molto lievi e simili a quelli di un raffreddore o di una piccola influenza. Lo spiega Fabrizio Maggi, direttore dell'Uoc di Virologia e dei Laboratori Biosicurezza dell'Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani Irccs.

I sintomi di questa nuova variante, ha dichiarato in una nota Maggi, "sono generalmente lievi e simili a quelli di un raffreddore o di una lieve influenza. Infatti, l'immunità ibrida presente nella popolazione e il sempre maggior adattamento del virus all'ospite umano rappresentano fattori importanti nella progressiva attenuazione della sintomatologia".

Secondo Maggi l'aumento dei casi di Covid nelle ultime settimane è un fenomeno previsto "nella traiettoria evolutiva del virus che continua sottotraccia la propria corsa verso il traguardo del definitivo adattamento all'uomo". Questo aumento dei casi, come detto, è dovuto al diffondersi della nuova variante KP.3.1.1, "che mostra una maggiore capacità di trasmissione e una certa resistenza agli anticorpi neutralizzanti, sia quelli derivati da infezioni precedenti che quelli indotti da vaccino".

Nonostante per la maggior parte dei pazienti affetti da questa variante del virus i sintomi siano molto blandi, "è sempre importante monitorare i sintomi e, se necessario, consultare un medico soprattutto nel caso di soggetti anziani con gravi patologie concomitanti o immunocompromessi".

Secondo l‘Istituto Superiore di Sanità la nuova variante KP.3.1.1 è stata responsabile a giugno di un quinto delle infezioni registrate nel nostro paese, circa il 18 per cento. A luglio questa percentuale è salita al 31 per cento e quindi più di 3 casi su 10 sarebbero riconducibili a KP.3.1.1. "Dati preliminari relativi al mese di luglio 2024 (al 29 luglio) – si legge nel monitoraggio della cabina di regia ministero della Salute-Istituto superiore di sanità – evidenziano la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale. Tra questi, in crescita la proporzione di sequenziamenti attribuibili al lignaggio KP.3.1.1 (a luglio 31,5%), oggetto di monitoraggio internazionale (Vum), caratterizzato dalla delezione del residuo di serina in posizione 31 della proteina Spike".

Per lo scienziato americano Eric Topol la variante KP.3.1.1 "è in procinto di diventare dominante, rappresentando una sfida maggiore per la nostra risposta immunitaria rispetto a Kp.3 e alle varianti precedenti (specialmente senza il nuovo booster contro Kp.2 quando ne abbiamo bisogno per le persone ad alto rischio)".

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