Emergenza rifiuti: dopo 5 anni di immobilismo Raggi per salvarsi bussa alla porta di Cerroni
Manlio Cerroni, 95 anni, ha costruito la sua fortuna sui rifiuti della capitale. Il Supremo, il Re della Monnezza, il padrone di Malagrotta la "discarica più grande d'Europa", chiusa nel 2013 dall'allora sindaco Ignazio Marino. E proprio a lui si torna sempre quando c'è un'emergenza, a dimostrazione che da quando Malagrotta è stata chiusa poco o niente si è fatto per chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma: una nuova discarica non c'è, nuovi impianti neanche e la raccolta differenziata è rimasta al palo.
Ieri il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha firmato una nuova ordinanzaper togliere dalle strade i rifiuti di Roma. L'ennesimo provvedimento tampone mentre soluzioni strutturali non sono ancora all'orizzonte, e se Ama e Campidoglio non agiranno Zingaretti è pronto al commissariamento, A sorpresa venerdì la sindaca Virginia Raggi – che continua ad addossare tutta la responsabilità alla Pisana – ha annunciato che è pronta a riaprire la discarica di Albano, dove le cubature residue permetterebbero di andare avanti per un paio d'anni.
La discarica di Albano è proprietà proprio di Cerroni che nel comune dei Castelli sarebbe però soprattutto interessato a riattivare un impianto Tmb, chiuso dopo un incendio avvenuto nel 2016. Il diretto interessato oggi, in un'intervista rilasciata a Repubblica, ha chiarito però che con la discarica indicata dalla sindaca Raggi "non si può fare niente". "Non ci sono volumetrie a disposizione. – spiega Cerroni – Il sito di Roncigliano è legato al suo impianto di trattamento meccanico biologico. Per i rifiuti indifferenziati non ci sono nemmeno le autorizzazioni. Lì possono smaltire soltanto i rifiuti lavorati dal Tmb. Bisogna fare un discorso più ampia a 360 gradi".
Il Supremo poi rilancia: se non ci sta spazio ad Albano, a Malagrotta invece un po' di invaso da riempire c'è ancora, nonostante la chiusura: "Ci sono circa 250mila metri cubi immediatamente utilizzabili, in grado di ricevere almeno 300 tonnellate di Fos. Così la Capitale eviterebbe la diaspora dei rifiuti e un ulteriore aggravio di costi per i romani. Quegli spazi trovano all'interno della discarica, nel cosiddetto pianoro e con la Fos si potrebbe completare il recupero morfologico e il capping della discarica".