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Cimiteri di Roma al collasso

Emergenza cremazioni a Roma: 2 forni su 6 fuori uso, nel deposito di Prima Porta non c’è più posto

Torna l’emergenza cremazioni a Roma, con due dei sei forni del cimitero Flaminio-Prima Porta fuori uso. Le agenzie di pompe funebri: “Il Comune deve togliere la tassa del trasporto delle bare fuori città e autorizzare direttamente le pratiche senza passare per Ama.
A cura di Alessia Rabbai
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Le bare nel deposito del cimitero Flaminio Prima-Porta
Le bare nel deposito del cimitero Flaminio Prima-Porta
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È di nuovo emergenza cremazioni a Roma. Il deposito del cimitero Flaminio-Prima Porta è pieno, riempito dalle bare, che sono impilate in coda per essere cremate. Due dei sei forni crematori che servono tutta la Capitale per incenerire i feretri sono fuori uso, così ricominciano le attese, che non fanno che amplificare il dolore dei parenti dei defunti. "Ama non sa più dove mettere le salme e ieri ci ha chiesto senza preavviso di portarle al deposito del Cimitero Monumentale del Verano" ha spiegato a Fanpage.it un addetto delle pompe funebri, raccontando qual è la situazione delle creazioni in città".

Il primo aprile scorso, il Campidoglio ha reintrodotto la tassa di 218 euro da pagare ad Ama Spa per autorizzare le cremazioni fuori Roma, pur non essendo di fatto in grado di soddisfare le richieste. Roma è l'unico Comune d'Italia a prevedere una tassa per poter portare i feretri fuori dal suo territorio a cremare e lunghe pratiche burocratiche, mentre altrove è il sindaco che autorizza direttamente l'agenzia funebre. I tempi di attesa tra la morte di una persona e la sua tumulazione, passando per la cremazione ad oggi nella Capitale sono di circa due mesi. Due mesi in cui la bara resta all'interno di un deposito insieme a centinaia di altre.

La trafila per le autorizzazioni e la tassa per il trasporto fuori Roma

Due anni fa con l'inizio della pandemia e il sovraffollamento delle salme, i lavoratori del settore delle pompe funebri hanno fatto una protesta a Bocca della Verità, a seguito della quale il Campidoglio con una delibera ha temporaneamente sospeso la tassa per il trasporto fuori Roma delle bare, occupandosi inoltre di rilasciare direttamente le autorizzazioni alle agenzie funebri. Così le salme per far fronte all'emergenza venivano trasferite in provincia, al forno crematorio di Civitavecchia, oppure fuori dal Lazio, come a Domicella in Campania e Carpanzano in Calabria.

Ma ora la delibera è scaduta ed è tornata in vigore la vecchia procedura: l'agenzia funebre deve andare in Comune per la cancellazione della persona deceduta, da Ama per un controllo della documentazione per il quale passano dai dieci ai quindici giorni e tornare nuovamente in Comune che rifirma i fogli e li rimanda nuovamente in Ama, che poi li fa avere alle agenzie. "Il Comune di Roma – spiegano le agenzie funebri – non può più delegare ad Ama, perché è previsto per legge che il sindaco autorizzi le cremazioni".

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